Melbourne for dummies
Melbourne, come città, è apprezzabile. Non è caotica, ha molto verde ed è facilissimo girarla sia a piedi che con i mezzi pubblici. La metro ti porta da un sobborgo all’altro, da fuori a dentro la CBD ossia il centro città, e non hai da orientarti tra mille linee o mille colori con mille snodi come, ad esempio, a New York. Nello specifico il discorso sarà da riprendere con calma ma, come inizio, basti sapere che è semplice.
Non molto economico rispetto agli standard di un’immigrata che giunge da un Paese ormai in decadenza che non offre altro che delusioni a livello politico e amministrativo, ma sicuramente in Australia non è né complesso, né disorganizzato. Ah, signori di Trenitalia, prendete esempio: qui i treni non sono mai in ritardo. Il sistema intricatissimo di tram e ferrovie funziona senza problemi. Fateci un salto anche voi qui,e prendete spunto. Per quanto riguarda altre considerazioni che giungono spontanee con il collegamento mentale “ciò che funziona qui-non funziona lì- italiani- eccetera”, queste purtroppo, vengono rimandate al solito principio: il punto di vista. I punti di vista e i gusti personali di ognuno non mi permettono ancora, dopo così poco, di avere una visione approfondita dell’abitabilità di questa “oasi” metropolitana con grattacieli in costruzione e in costante espansione. Inoltre, le mie intenzioni, che prevedevano il mescolarmi con la parte autoctona del Paese, hanno subito dei ritardi (saranno parenti di Trenitalia) dovuti alla location in cui sono ospitata per i primi giorni. C’è chi preferisce ritrovare qui una cerchia di amicizie simili a quelle lasciate laggiù (vabbè, il mondo è – insert adjective here – perché è vario), circondandosi di connazionali che frequentano posti gestiti da connazionali, che si cibano di prodotti tipicamente “connazionali” (lo so, non si dice, ma è per sottolineare la pesantezza dell’insieme, n.d.r.), e c’è chi, invece, vorrebbe provare un po’ di tutto, sperimentare nuovi sapori, nuovi profumi, nuovi volti, nuove idee… Mmm, attenderò.
Ultima riflessione. I luoghi solitamente hanno un odore, un profumo. Per alcuni, soprattutto per coloro che, come me, hanno un olfatto particolarmente sensibile. Per certi aspetti sono caratteristiche piacevoli, per altri no, in particolar modo quando rimandano ad odori sgradevoli. Alla fine però, che siano d’un tipo o di un altro, vanno comunque a diventare tasselli nella nostra memoria che tornano a galla quando meno te l’aspetti, grazie a sinestesie, o rimembranze scatenate da altri fattori.
Che so, negli Stati Uniti in generale può essere il caso della cannella, onnipresente e, per gli amanti della spezia, adorabile. A New York l’odore cambiava di quartiere in quartiere. Acre in qualche angolo, “cannelloso” in un altro, “asfaltato” misto a tubo di scappamento in un altro ancora, il tutto decorato dai geyser di vapore che fuoriescono dai tombini: pittoresca Nuova Amsterdam!
A Melbun (Pronunciato Melban, dai locali) odori caratteristici non ne ho ancora percepiti. Certo, fuori da China town, chissà perché, odora di fritto, ma solo per un istante. Il vento qui si porta via tutto. Per le Streets e le Roads di Melbourne è alquanto improbabile che un odore persista abbastanza a lungo da diventare caratteristico. O almeno, tale è l’impressione che ho avuto in questi primi giorni. Il vento, dicevo, spazza via tutto: anche le nuvole che prima c’erano ora non ci sono più, e poi ritornano.
Ora lascio che si porti via anche qualche mio pensiero, così da non tediare troppo chi mi sta attorno.
Hiya mates. E in ricordo di un altro paese anglofono di cui potrei eventualmente portar testimonianza: I’ll talk to you soon buddies.
Stay safe.