Carrozzerie not: Tragic Acid?
“Tragic Acid” è il titolo dello spettacolo messo in scena ieri ed oggi alle Carrozzerie not di Roma, vicino alla stazione Trastevere. Ci si aspetta qualcosa di forse fin troppo sperimentale. Quello che interpreta Elisa Di Eusanio è invece un bel monologo tripartito, interessante ma più didattico che coinvolgente per un pubblico adulto.
Non per niente, forse, il suo studio su Medea, Cassandra e Clitemnestra sarà replicato in versione matinée nelle giornate del 14, 15 e 16 ottobre. Probabilmente i veri destinatari della regia di Camilla Piccioni sono proprio i liceali, freschi di studio, a cui lo spettacolo vuol imprimere dentro le tragiche vicende mitologiche senza però che ne vada dell’attenzione dei giovani, catturati a suon di verve e ironia.
Ecco perché Cassandra non è mai davvero straziante – nonostante le battute ad effetto non manchino – , ecco perché è proprio la musica elettrica ad avviluppare lo spazio industriale e delicatamente radical chic delle Carrozzerie not, ecco perché Medea ha un accento di giovane donna rumena che tanto fa ridere il pubblico.
Lo spettacolo, della durata di meno di un’ora e interpretato unicamente dalla Di Eusanio, con l’aiuto musicale del bravo dj di musica elettrica, non cede mai al dramma ma rimane poco convincente nella sua tentata ironia. Non cade nella satira, sbeffeggia il grottesco. L’attrice dà foggia di un’abilità più adatta al circo che ad uno spettacolo che porta la definizione di “tragico” nel titolo. Tragiche sono le storie delle tre donne narrate, senz’altro. Aulico il lessico utilizzato, che non facilita tuttavia la percezione del dramma. Arriva, certo, il malessere radicato dei tre personaggi ed il loro triste fato, ma è la vicenda stessa a narrarlo. La forma non si fa complice, viaggia su un binario che relega Tragic Acid nel cantone dei progetti che andavano pensati un po’ di più prima di correre in scena.
L’attrice dà foggia di un’abilità più adatta al circo che ad uno spettacolo che porta la definizione di “tragico” nel titolo
Il messaggio di riscatto femminile, su cui si sarebbe potuto premere di più, resta abbozzato nella frase finale: “Questo è il mio discorso di donna, se qualcuno ha avuto il coraggio di ascoltarlo”. Ed il pubblico ascoltare ha ascoltato, sì, ma l’analisi psicologica delle tre donne poteva scavare senz’altro più a fondo.
Eppure, nonostante tutto ciò, la sala delle Carrozzerie not era piena. C’è da augurarsi che, a maggior ragione, sia altrettanto popolata nelle matinées a venire – il bello spazio indipendente del piccolo teatro merita d’altronde ampi apprezzamenti – , perché forse quelle che precedono sono elucubrazioni altezzose su uno spettacolo che vuole semplicemente farsi attualizzazione di tre storie, messinscena di un’attrice eclettica che cambia voce abiti ed accento per ben quattro volte nel corso della serata. E si commuove perché gli applausi non finiscono più.
Prendiamolo come un primo step. O uno studio, come recita il sottotitolo.