Ritorni
« Mia cara Anna, eccomi a te.Una promessa è una promessa, te lo dovevo »
Ma è soprattutto la voglia di scriverti che mi muove, di parlarti, perché quello che in cuor mio serbo per te va ben oltre la stima professionale. Ero una bambina allora, ma lo stesso riuscii a cogliere la profonda altezza di ciò che già eri e che già facevi. Ora sono una giovane donna con molte più consapevolezze e quindi molta più fatica, specie emotiva, perché se sai non puoi restare indifferente, diverresti complice.
In una sua canzone Vecchioni racconta: “mi dicevo: quando sarò grande sceglierò tra vivere o capire“. Ecco forse io sto capendo, e la cosa mi entusiasma intellettualmente perché nell’approfondimento euristico colgo particolari ignoti e percepisco con un senso molto più alto anche il fare quotidiano e le dinamiche dell’esistenza. Questo in qualche modo mi impedisce la leggerezza del vivere ma, forte delle mie radicate contraddizioni, riesco, coltivando ironia e autoironia, a “salvarmi” e a far splendere il sole che ho in petto, che mi scalda e che riesce a scaldare chi mi vive intorno. Quanto amerei raccontarti questo guardandoti negli occhi!
Percepisco la tua spiccata sensibilità, so che mi accoglieresti come una sorella maggiore che ha a cuore le sorti del suo cucciolo, so che sei un ricettacolo di emozioni dal quale attingere e dal quale ho già attinto anni fa, quando ho avuto la gioia di partecipare, per qualche istante, alla tua vita.
Mi sei davvero molto cara, molto! Pur nella discrezione del nostro contatto. Empatia, la chiamo, mi piace pensare che per qualche momento, in modo del tutto inconsapevole e lontano, ci partecipiamo! Aggiungi che sono un’inguaribile romantica e capisci quanta pancia e quanta passione metto in ogni cosa che esalta il mio spirito, il mio intelletto.
E il ricordo di quei giorni, ignari di ciò che sarei diventata, mi precipita nella commozione del muto trascorrere del Tempo che inesorabilmente plasma. Silente e costante, demiurgo, irreversibile.
Se avessi avuto la lungimiranza di guardare fin qua, non mi sarei smarrita nell’inutile boscaglia dell’effimero, ma avrei puntato dritto. Ma lo so: non sarebbe stato possibile. Non sarei chi sono diventata.
Ma adesso ci siamo. E tu ci sei come forse non avrei nemmeno potuto desiderare. Mi terrai la mano lo so. Ma all’atto di lasciarla verifica che il mio equilibrio sia saldo. O riprendimi.
E anche nel volo più tormentato resta lì, un occhio al percorso e un occhio a me!
Non ti sarà possibile preservarmi dal dolore ma forse potrai contenere le conseguenze, definirne i tempi, lenire gli squarci. La panacea che sei mi guarirà. E mi farà sempre un po’ più donna.
Non ci resta che seguitare.