Posillipo vista dal mare. Mistero, bellezza e degrado
Per fare un salto, un vero salto, a Posillipo, bisogna guardare la sua costiera aspra e frastagliata direttamente dal mare. Non ci sono altri modi. Le strade private e i cancelli chiusi hanno privato di accesso via terra questa splendida facciata di Napoli.
A differenza di quanto scioccamente credono in molti, per fare una traversata lungo la costiera posillipina non c’è bisogno di grandi yacht e costose navette. Bastano un pizzico di spirito d’avventura, un minimo d’esercizio fisico, ed occhi da esploratore. La prima volta che l’esplorai con tali occhi avevo dodici anni, e la mia imbarcazione era un canotto rattoppato con ogni materiale possibile: nastro adesivo, colla, gomma da masticare. Se proprio non potete recuperare un canotto, o rattopparlo come si deve, potrete sempre fittare una canoa o una barchetta a remi in una delle tante baie o lidi che si trovano lungo la costa.
Il palazzo Donn’Anna, costruito in mezzo al mare, è il punto di partenza di quest’avventura. La sua visione è magica e irreale. Le onde si scagliano sulle sue mura facendosi custodi d’una storia centenaria e avvolgendo l’edificio, incompiuto da sempre, d’un alone misterioso. Tutte le leggende che si narrano sul palazzo, folli storie d’amore e tradimenti, e anime erranti di pescatori defunti e fantasmi di giovani donne si materializzano innanzi a quelle enormi e lacunose finestre rivolte verso l’orizzonte e spalancate alle luci del sole e della luna.
Continuando a navigare, si resta estasiati dal continuo contrasto tra vecchio e nuovo, nobile e umile, che caratterizza Posillipo. Casette diroccate e folcloristiche, incastonate lungo la roccia ed erose dall’acqua salata, si interpongono tra maestose ville e palazzi antichi. Ai piedi della collina, a due passi dagli scogli e dal fondale marino, ci sono campi e terre coltivate. La suggestione è immanente e si viene catapultati nella storia, quando la zona era ancora una collinetta scoscesa a strapiombo sul mare, residenza estiva di nobili e dimora inespugnabile di pescatori.
Se in questo vostro pellegrinaggio vi parrà di vedere uno grosso scoglio, circondato dall’acqua, cambiare la sua posizione a ritmo di onde, non preoccupatevi. Sono solo scherzi ottici fatti dal dal fantasma di due fratelli, che lì ci lasciarono le penne per una triste storia d’amore. Si tratta della leggenda di San Pietro ai due frati e, se scrutate tra le rocce e le insenature che conducono verso questa e altre scogliere, vi renderete conto della miriade di scale, scalette e scaloni scavate nella nuda pietra che si diramano tutt’intorno come nel più anomalo dei presepi.
La più importante di esse, quella che taglia tutta la collina, partendo dalla cima e finendo nel mare, è stata vittima, purtroppo, del degrado urbano, dell’abuso edilizio e della noncuranza comunale.
Il degrado lascia le sue tracce anche in Riva Fiorita, a ridosso di quella baia conosciuta come “Giuseppone a mare” che deve il nome all’omonimo ristorante. Una sottile spiaggetta risucchiata dalle onde è circondata da una scogliera e da quel che rimane d’una fabbrica d’amianto in disuso da tempo: un pugno dritto in faccia, a colpire gli occhi che si erano abituati a tanta meraviglia. Più avanti un piccolo estemporaneo molo di ormeggiatori delimita la zona, dove poi un’altra scogliera fa da segugio alla torre di Villa Volpicelli. Questa baia è così caratteristica da sembrare un perenne set cinematografico e, non a caso, lo è stato più volte.
Ma lo spettacolo non può fermarsi qui. C’è ancora da remare e farsi trasportare dalla corrente per approdare su Pietra Salata, una scogliera per la maggior parte sommersa dall’acqua. Il suo fondale, roccioso e scivoloso, è dimora ideale per cozze che stuzzicano il palato anche da vive. Potrete riposarvi o pescare un po’, attraccandovi con una fune sul palo impiantato nell’estremità dello scoglio, mentre Villa Rosebery, dimora quirinalizia, vi scruta silenziosa.
Non vi appisolate; riprendete anzi a remare forte perché siete molto vicini a Marechiaro. Vi aspetta la leggendaria finestrella con il suo garofano sul davanzale, il rinomato scoglione e, più avanti, l’inquietante palazzo degli spiriti che, sempre a dodici anni, visitai di notte per non tornarci mai più.
Spesso, invece, ritorno nel parco sommerso della Gaiola, pregevolissima area marina protetta il cui accesso via mare è strettamente razionato. Non potrò parlare di questo luogo e delle sue meraviglie storiche e naturalistiche, o delle sue leggende, o della maledizione della sua isoletta. Dopotutto quante storie, insenature, scogli e ville abbiam lasciato lungo il percorso, e quanto ancora non è stato detto, così come del mare: inebriante, mutevole, vivo.
Non rimane che dire: fateci un salto!
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