La famiglia del Mulino bianco
Ma voi la ricordate la famiglia del Mulino bianco? Era la protagonista un po’ di anni fa di uno spot di merendine e biscottini. Davanti a quelle scene di giubilo non potevi che sentirti una particella sola e afflitta nel microcosmo dei disillusi.
Punto primo. Si svegliano, si stiracchiano in bellissimi pigiami e sottovesti e sorridono dopo essersi dati un bacio, lui e lei, marito e moglie. Io mi sveglio, con la maglia della sera precedente, perché i pigiami mi sono antipatici, maledico le mie ernie che mi hanno fatto venire i crampi alla schiena, mi rotolo come una foca monaca fino alla fine del letto, cercando di non far rumore, e del bacio non se ne parla proprio visto che l’alito non è proprio quello di quando mangi una mentina. Faccio il caffè da sola, con l’unico occhio aperto che ho, cercando di dosare bene l’acqua e la polvere marrone, che lì è un attimo a trasformarlo nella bevanda di Maga Magò. Se non si rovescia il caffè, sono a cavallo, leggo le duecentosessanta social notifiche e passo al punto due.
Punto due. Anche i bambini, figli della famiglia del mulino, hanno dei pigiami bellissimi, delle capigliature bellissime, si alzano sorridenti e si dirigono al wc saltellando di gioia. Io, armata di tante buone intenzioni, li sveglio con un bacino dolce dolce. Niente. Nessuna reazione. Allora sempre dolce dolce dico: “Buongiorno amorini miei”. Niente. Nessuna reazione nemmeno questa volta. Non mi resta che passare alle maniere forti. Accendo luce e televisore in contemporanea che anche il Sergente Hartman avrebbe paura di me. Metto a palla la sigla di Dora l’esploratrice che ha l’effetto di una canzone dei Bob Sinclair al Pacha. Giuro, provateci. Mentre scattano seduti e spaventati, approfitto del loro rimbambimento e infilo loro scarpe e grembiule, sì, li mando a letto già vestiti per il giorno dopo in modo da recuperare i cinque minuti persi all’inizio del punto due. Così conciati e con capigliature gipsy gli do in mano la colazione, chiedendo loro di portarla alla svelta e con movimenti ripetuti, alla bocca. Mentre prego che non si riaddormentino seduti con la colazione in mano, che poi lì son danni veri, scappo in bagno. Tempo stimato per fare tutto, sette minuti.
Punto tre. La famiglia del mulino bianco usciva sorridendo, ovviamente, da casa. Io dopo aver trascinato anche i bambini in bagno e avergli regalato una pulizia e freschezza decente, mi infilo la cartella super pesante di lui, lo zainetto, fortunatamente leggero di lei, prendo la mia borsa sperando di avere tutto già dentro, e con i giubbotti mezzi infilati li trascino giù per le scale. Mi guardo allo specchio nel cortile delle scale, sembro uscita da un manicomio criminale, ma sono fiera e felice. Ce l’ho fatta anche oggi. Ho vinto la mia battaglia con la puntualità.
Però poi se ci penso la famiglia del mulino bianco non ha mai avuto la fortuna di far colazione con le mie tortine ai mirtilli.
Tiè. Magnatevi voi le robe piene di conservanti e coloranti.
Accendete il forno a 180°.
Imburrate ed infarinate gli stampi.
In una ciotola mescolare 280 g di farina con due cucchiaini di lievito per dolci , un pizzico di sale e 150 g di zucchero. A parte mescolare con uno sbattitore 2 uova, 60 g di olio, 250 g di yogurt bianco ed un po’di scorza di limone grattugiata. Ora versare il composto liquido nel composto di farina e mescolare velocemente senza lavorare eccessivamente il composto, semplicemente mescolando con un cucchiaio. Non bisogna mescolare molto perché altrimenti le tortine risultano gommose. Infarinate i mirtilli e scuoteteli ed aggiungeteli all’impasto.
Riempite gli stampini solo per 2/3 con l’apposito impasto preparato. Cuocete in forno a 180° per circa 20/25 minuti.
Il tempo di cottura dipende molto dal vostro forno.
Sfornateli e godete anche voi del fatto che benché non siete perfetti, siete felici.