Quando sarò grande
È difficile chiudere gli occhi alla bellezza di ciò che naturalmente c’è per dare forma alle cose che ci vengono imposte, che il sistema ci costringe a realizzare. Se potessi scegliere vivrei di sole esperienze, di empirismo, di viaggi ovunque, di osservazione e deduzione, di sguardi trasognati e scrittura, di cibi poco elaborati e pane fatto in casa.
Sceglierei di conoscere gli Uomini e di insegnarli a chi crede in me. Sceglierei di contaminarmi dei loro pensieri, di semplificarli coi miei (secondo vecchie operazioni matematiche che rispondono anch’esse ad un primordiale mondo) e di rendere all’esistenza nuovi punti di vista sui quali poggiare i piedi per slanciarsi in nuovi afflati dentro l’eco delle nostre silenti voci, che più di noi corrono lontano. Mi piacerà riconoscere le tue orme e ricalcarle per sentirmi al sicuro nel mio divenire.
Sto leggendo Cicerone, “L’amicizia” di Cicerone, e mi commuovo di sentimenti puri e imprescindibili. Mi commuovo di legami che nascono dall’armonia delle cose dello spirito. Mi commuovono virtù tali da non subire vessazioni di alcun genere. Il sentimento non lega ma rende liberi. Questo credo, questo professo.
Ho commesso un errore di qualche secolo. Forse il ‘700 sarebbe stato il mio naturale alveo. Ma sono qua. E per fortuna c’è chi come te restituisce poesia ai miei giorni. So che questo forse non lo capisci ma non c’è un particolare modo per farlo, c’è una presenza. C’è la mia consapevolezza. La mia. La gioia degli uomini parte dagli uomini. Noi siamo felici quando amiamo non quando siamo amati. E siamo disperati quando amiamo e non siamo ricambiati e quindi non possiamo dare risposte ai nostri sentimenti. In ogni caso l’azione emotiva che determina il nostro umore parte da noi.
Noi siamo la nostra storia, noi siamo i nostri giorni, noi siamo la nostra felicità e lo siamo quando siamo il volano di moti chiari e articolati che riempiono ogni spazio. Non il vuoto ma lo spazio. Ché forse il vuoto non esiste per chi vibra di vita. Mi affranco di fatiche al pensiero di nobiltà atte a supportare il mio anacronismo. Ti sei palesata. E ora ti sento parte del mio mondo, ti parlo, ti ascolto. Ti voglio bene