Lo straniero e il curry
Lo straniero viene In Italia, nel Bel Paese, per rubare, per violentare, per sporcare. Lo straniero viene in Italia perché lo Stato italiano glielo permette, e non solo glielo permette, ma gli paga anche il soggiorno gratis. Magari in una bella struttura vicino al mare. E io quest’anno non sono potuto andare nemmeno in vacanza. Ditemi voi, l’immigrato, sporco e di colore, che viene a fare qui in Italia che già siamo pieni fino al collo di gente brutta come lui? Non lo sanno che qui c’è la crisi? Che non ci sono i soldi? Che i capifamiglia perdono il lavoro e non sanno come tirare avanti la baracca e far campare i propri figli? Già… perché non se ne stanno al loro paesello invece di venire a rompere qui? Lo straniero non ha voglia di fare nulla. E se ha voglia di far qualcosa, si arricchisce con i nostri soldi e poi torna nella sua patria ricco come un re. E poi boh… hanno un odore particolare, anzi no, puzzano proprio.
Jussur è srilankese. Ha i capelli nero corvino e la pelle come quella di Sandokan. Un ragazzo esile, ma non debole. È silenzioso, educato e gentile. Poi sorride. Non perché non capisce l’italiano, ma soltanto perché lui è fatto così. Mia nonna lo chiama in tutti i modi: Iustub, Uilud, Iutuc. Mai una volta che avesse detto il nome giusto. Jussur senza offendersi le ha detto : “Signora se vuoi, puoi chiamarmi Mario”. E quindi mia nonna lo chiama Mario. Lo osservo muoversi con sicurezza, in una casa che non conosce, a badare ad un uomo che non gli somiglia per niente e che nemmeno potrebbe essere un suo lontano parente. Prende mio nonno, fresco di ictus ischemico, e lo tratta come tratterebbe suo figlio. Perché quando hai novant’anni e per un po’ il tuo cervello non ha avuto l’ossigeno necessario, credetemi, si ritorna ad esser bambini. Il nonno è a casa perché nessuna clinica di riabilitazione italiana l’ha voluto. E’ vecchio, forse troppo, e non vale la pena perderci tempo. Chissà, magari non abbiamo le conoscenze e gli agganci giusti. Perché in Italia anche per un posto letto in ospedale serve conoscere qualcuno. Gli cambia il letto, gli parla dolcemente, poi gli fa la barba, lo shampoo, gli asciuga i capelli, oddio sono veramente pochi, ma glieli spazzola e li asciuga con calma senza fargli male. Poi gli fa il bidet e gli lava i denti. In ospedale ho visto gente aspettare anche tre ore per avere un cambio di pannolone. “Perché dai, tra quaranta minuti mi finisce il turno, lo faccio fare all’infermiere del prossimo, che arriva fresco come una rosa”. Intanto al “cacasotto” si sono fatte le piaghe. C’est la vie. Morte tua vita mea. Mentre sono assorta in questi pensieri mi viene in mente che in Sri Lanka ci sarei voluta andare in viaggio di nozze, ma lo tzunami fece prima di me. L’Oriente mi affascina, su di me ha un richiamo particolare e ipnotico. E poi adoro le spezie. Ed è di queste spezie che odorano gli stranieri.
Beh, se non vi è passata la fame e stretto lo stomaco, vi insegno a fare una ricetta molto poco italiana. Uno dei miei piatti preferiti.
Pollo al curry
ingredienti per 4 persone:
4 anche di pollo disossate
2/3 cucchiai di curry in polvere,
succo di mezzo limone
yogurt greco
una cipolla
olio, sale, brodo o birra
Due ore prima di servire cospargete le anchette con il curry, e irroratele con il succo di limone e lasciate così in frigorifero.
Trascorso questo tempo rosolate una cipolla nell’olio, facendola appassire, aggiungete le anchette e soffriggetele da entrambe le parti. Dopo di che copritele con il brodo e mentre fate cuocere a fuoco moderato, salate.
Quando il brodo si è quasi completamente asciugato, spegnete il fuoco e versate lo yogurt mischiando velocemente.
Servite con riso Basmati.