La noi-cucina di Giorgione
Ma quanto siamo bravi io e Giorgione che spunta su Gambero Rosso con barbone e aspetto da boscaiolo Timberland, io e Giorgione proponiamo la sana cucina dei sapori sani e soprattutto non ci sentiamo soli. Io e Giorgione abbiamo della cicoria in mano, adesso la tagliamo – mi dice, dobbiamo togliere le estremità dei gambi che sono duri. Ma va’, Giorgione, che mattacchione che sei! Abbiamo guardato a che punto è la cottura del nostro orzo e del nostro farro? Non so, Giorgione, che dici di fare? Assaggiamola, e aggiungiamo pure un aglio a cui tagliamo il sederino. E adesso pigliamo le cicorie tagliate, sai che ne faremo? Non so, Giorgione, vogliamo aggiungerle al nostro orzo e al nostro farro? Sì, mettiamole in pentola, ma a galleggiare. E mentre le cicorie cuociono, Giorgione ci spiega come fare un’insalata semicruda, allegrotta e comunque di buon gusto, che i fagioli dobbiamo metterli nel coccio, così da realizzare una cottura lenta e inesorabile.
Tagliamo il sedano? Certo Giorgione, tagliamolo – io e Giorgione adagiamo la lama tra le coste del sedano e sentiamo aroma di sedano (e intanto che rimane in silenzio il suo respiro è da enfisema, sfiatata come uno pneumatico preso a colpi di cacciavite). Adesso io e Giorgione prendiamo i fagioli inesorabilizzati, dopo che li scoliamo diventano fantastici; Giorgione dice che nonostante lo strapazzo subito per quattro ore di cottura sono integri. (Giorgione si zittisce un po’ e risento l’enfisema, questa volta sembra la pompa della bicicletta che è scappata dalla valvola.) Prendiamo la patata? Prendiamola Giorgione. La mettiamo a bollire la nostra patata? Mi pare il minimo, Giorgione, la morte sua.
E adesso io e Giorgione siamo in cantina e stiamo spillando il vino; non penseranno che ci stiamo avvinazzando? No, Giorgione. E ora che abbiamo bevuto ti faccio vedere le nostre salvie? (Giorgione, tra un respiro da sega da falegname e uno da autoclave, mi mostra foglie varie) Guarda, la salvia rossa è tanto diversa dall’altra. Eccerto Giorgione, una è verde e l’altra rossa. (Il suo respiro è peggiorato, si sta stancando Giorgione, adesso sembra l’onda che riempie un anfratto.) Friggiamole in una pastella di farina e birra fredda e poi andiamo nei campi a raccogliere il nostro cavolo che è una pianta rigogliosa meravigliosa. Giorgione ferma, stiamo friggendo! Vabbè, ci andiamo dopo. Lo sappiamo che il cavolbroccolo è stranamente diverso dal cavolfiore? Sì, lo sappiamo. Che ne facciamo di un cavolfiore? Giorgiò, e che ne so, facciamolo bollito, ma per ora stiamo attenti alla frittura. Te la posso dire una cosa?
No.
(Meno male che spunta la sigla e lui sta tirando il grano alle galline mentre le pecore si inseguono, vi giuro, quando finisco nel suo programma mi stanco, mi sento una badante rumena. Adesso vado a riposarmi, la puntata in cui Giorgione farcisce una faraona con movimenti da ginecologo ve la descrivo la prossima volta.)