Il nostro anniversario
Ho preparato una bella festa per il nostro anniversario. Tu ed io soli.
Come sempre del resto. Noi non possiamo festeggiare alla luce del sole, siamo una coppia clandestina. Siamo amanti, il mondo perbene non ci accetta. Eppure siamo più di una coppia. Oggi festeggiamo dieci anni di relazione, più bollente che mai.
Ti sto aspettando, sotto la vestaglia di seta indosso il babydoll bianco che mi hai regalato la prima volta che abbiamo fatto l’amore. Mi corteggiavi da un po’, ma eravamo solo ancora amici, conosciuti per caso a una cena. Entrambi soli in quella occasione, ma tu portavi una fede al dito, mentre io non avevo nessuno che mi scaldasse il letto. Abitavamo in due città diverse, distanti ma non troppo. Qualcosa è fluito subito tra noi, quella sera. Io ti sedevo accanto, gomito a gomito, e quel calore che emanavi mi fluiva dritto dentro gli slip, che si inumidirono in un istante quando mi sorpresi a fissare le tue labbra che circondavano una fragola come avrebbero fatto con un capezzolo. Subito dopo mi accorsi che anche tu mi stavi guardando, e i tuoi occhi bruciavano. Sentii i capezzoli inturgidirsi e desiderai che si trovassero al posto di quella fragola.
Sentii i capezzoli inturgidirsi e desiderai che si trovassero al posto di quella fragola.
Ma non successe niente. Anzi, mi sentivo molto in colpa. Non ero mai stata l’altra donna, non faceva per me. Ma tu eri qualcosa che andava oltre le mie convinzioni.
Abbiamo cominciato a vederci in chat, in momenti rubati. Parlavamo, ma non sapevamo bene che dire. Tu volevi altro. Sei venuto a casa mia, con la scusa di un viaggio di lavoro. Te lo ricordi? Sei entrato da quella porta senza dire una parola. Non hai chiesto, non mi hai toccata, nemmeno sfiorata. Mi hai incatenata con gli occhi. E sono stata io a baciarti, ipnotizzata, vogliosa della tua lingua, di assaggiarne il sapore. Non sono rimasta delusa. Il contatto mi ha infiammata. Tu ancora non mi toccavi e io già mi scioglievo. In preda alla febbre ti ho tolto la giacca e solo allora ho visto che avevi un pacchettino in mano. Me lo hai consegnato sorridendo, sempre senza parlare. L’ho aperto, e c’era questo babydoll, trasparente e leggero, completato da un paio di autoreggenti bianche velatissime e un inconsistente perizoma.
Sotto il tuo sguardo mi sono spogliata e l’ho indossato. Vedevo bene che eri eccitato anche tu, i pantaloni tradivano un certo gonfiore sul davanti che a sua volta eccitava anche me. Ti ho spogliato io, tu ancora non muovevi un muscolo né dicevi una parola. Quando sei rimasto nudo, nello splendore del tuo corpo asciutto, mi è mancato il fiato. E finalmente ti sei mosso e mi hai preso lì, per terra, nell’ingresso, dove ancora ci trovavamo.
La prima volta. Le altre le abbiamo consumate ovunque, quella notte. Non so dove prendessi quella forza, quella capacità di amare incontenibile, ma è stato stupendo.
È ancora stupendo. Da dieci anni è stupendo.
Ogni volta è così.
Adesso quando non ci vediamo chattiamo e ci amiamo online. Non è che ci basti, è solo un modo per desiderarci di più. Ma separati da uno schermo è come se fossimo insieme. Non è la mia mano che mi accarezza il sesso, ma la tua. Non sono le mie dita che vanno a esplorare quella zona esplosiva che anche tu conosci così bene, ma sono sempre le tue.
Ci vediamo di persona quando possiamo e ogni volta è come la prima volta. E un po’ di più. Perché scopriamo sempre qualcosa di nuovo di noi.
Questo da dieci anni a questa parte.
Non ho mai desiderato di più. Non voglio una convivenza da te, non voglio un tepore affettuoso e tranquillo nel letto: io voglio l’esplosione atomica che mi regali ogni volta che mi ritrovi.
Oggi voglio festeggiare questo decennale di fuoco. Ho preparato una torta di fragole e panna. Ti sto aspettando con il consueto brivido caldo.
E tu arrivi.
Noti subito la vestaglia semi aperta e si riaccende quella luce nei tuoi occhi. Come sempre nonostante l’urgenza che colgo in te non sei tu a prendere l’iniziativa. In qualche modo malefico riesci a trattenerti e così sono io che prendo l’iniziativa.
Apro la vestaglia, tu vedi il babydoll e tutto il resto e un sorriso si allarga sul tuo viso, scoprendo canini bianchi da vampiro.
Ti prendo per mano e ti porto verso il tavolo, in cucina, dove campeggia il bianco e il rosso della torta. Qui tu mi fai stendere accanto al dolce. Prelevi una fragola, me la metti sulle labbra, e io la trattengo. Tu posi le tue, di labbra, all’altra estremità del frutto e insieme, mangiandolo, arriviamo al contatto. Le lingue sanno di fragola, ora, ma non basta. Intingi un dito nella panna e lo passi sui capezzoli, poi ci posi la bocca. Ed è un ritorno al primo istante che ti ho conosciuto, un antico desiderio che si realizza, e molto di più. Sono io la torta ora, che tu decori con la panna, spalmata ovunque, con le fragole e con la tua fantasia.
Poi, un po’ alla volta, mi assaggi.
E mi mangi.
È solo l’inizio e abbiamo cominciato dal dessert.
Buon anniversario.