NarteA, inni al cuore di Napoli
“Dovetti andare io dal Papa in persona a riprendermi il tesoro di Gennarino, ché appartiene a tutti i napoletani”.
Col piglio impettito che è cifra dei guaglioni “di conseguenza”, mano in tasca e doppiopetto, sguardo arrogante e parola d’onore, ci parla Giuseppe Navarra in persona, ‘O rre ‘e Poggioreale, guappo e sommozzatore, riferendo di quando nel ’47 riportò a Napoli il tesoro di San Gennaro, che venne traslato in Vaticano a guerra in corso per motivi di sicurezza, e che il Papa sembrerebbe fosse stato un po’ restio a voler restituire. “Pecché a piglià simm tutt buon, a ddà sempre men”, chiosa Navarra, “e questo vale pure per Papi e ‘mperatori”.
E c’è da crederci: si tratta di uno dei tesori più importanti al mondo per pregiatezza artistica e storica, e per intrinseco valore, tanto da fare impallidire persino quello di Elisabetta II, e da far apparire il Koh-i Noor e la Grande Stella d’Africa delle pietruzze da solitario. Roba da anniversario di matrimonio, al confronto del tesoro del Santo di Napoli.
“Ma a San Gennaro non si toglie, a San Gennaro si dà solamente”, insiste Navarra, che dalla sua impresa non volle ricavare ricompensa alcuna, confermandosi tra gli ultimi eroi romantici: “pure Napoleone invece di rubarci ha arricchito il tesoro, perché Gennaro non è nè di destra nè di sinistra, e tutti lo amano”.
E che emozione ritrovarsi nelle sale del Museo del Tesoro al cospetto della mitra vescovile forgiata per San Gennaro nel ‘700 dai migliori maestri orafi napoletani: 3328 diamanti, 198 smeraldi, 168 rubini, a testimonianza del legame viscerale, del vincolo di sangue che tra fede e superstizione, tra mito e realtà lega Napoli al santo insieme più venerato e maledetto, più invocato e più iastimmato che il calendario ecumenico ricordi.
Perché Gennariello è a Napoli uno di famiglia, a lui ci si rivolge nella sciagura, a lui si addiviene nel bisogno e nella malasorte, ma egli stesso deve stare attento a ben comportarsi: già una volta la città lo ripudiò in favore di Sant’Antonio, il patavino, accusandolo di tradimento per aver benedetto col miracolo dello scioglimento del sangue l’instaurazione della Repubblica partenopea.
Queste e altre le emozioni che si provano andando a rivivere con NarteA storie, aneddoti e vicende legate al volto del Santo, appassionante sentirle dalle bocche recitate dei protagonisti, impagabile farlo in occasione delle celebrazioni a lui dedicate. Januaria – Una Notte al Museo di San Gennaro ritorna ogni anno; se non l’avete mai fatto prima fateci un salto: ne varrà certamente la pena.
(MM)
Un caldo sabato sera, Napoli, motorini che sfrecciano, un portone che di sicuro non conoscete, quello della chiesa di San Giovanni a Mare. Una chitarra accompagna delle voci di donna, tre per essere precisi, che con l’intensità di un fiume in piena riempiono le tre navate e sgorgano per strada.
“Questa chiesa non l’avevo mai vista”, “Questa zona di Napoli non la conosco per niente”, gli spettatori accorsi condividevano la sorpresa della scoperta di ancora un altro dei mille volti della loro incredibile Napoli. Superato l’imponente busto di donna Marianna e oltrepassata l’entrata, la musica classica napoletana li ha presi per mano, con dolcezza e intensità, come solo la passione tradotta in arte popolare sa fare.
Un dipinto dai colori cantati forte, con il corpo che accompagna le voci e le mani che danzano, stringono e accarezzano l’aria eterea di quello che fu un altare
Un dipinto dai colori cantati forte, con il corpo che accompagna le voci e le mani che danzano, stringono e accarezzano l’aria eterea di quello che fu un altare, esprimendo la musica stessa e lo spirito a volte canzonatorio dei testi, fra croci di Malta e altari barocchi. Ogni tanto una spettatrice canticchiava con malinconia e tenerezza le canzoni più famose a mezza voce; forse quelle del suo primo amore. Una narrazione che, intrecciando le tre voci alle note della chitarra, ha descritto con ritmi, parole, mimica e melodie, la storia antica della musica napoletana.
Un concerto dal sapore antico e forte, in una location unica, un po’ araba e bizantina, un po’ rinascimentale, dal retrogusto architettonico amalfitano, luogo di culto e ospedale, sacra, bistrattata, misteriosa; ancora bellissima, come Napoli.
Teatro perfetto per “NapolinMusica – L’autentico canto della città”, secondo dei due eventi con i quali l’associazione culturale Nartea ha inaugurato il cartellone della nuova stagione teatrale, tingendo il fine settimana partenopeo con performance dal sapore leggendario.
(CC)
JANUARIA – UNA NOTTE AL MUSEO DI SAN GENNARO
NAPOLINMUSICA – L’AUTENTICO CANTO DELLA CITTA’
dell’Associazione Culturale NarteAinfo e prossimi appuntamenti su: nartea.com