La notte dei mille racconti
Cosa resterà di noi se non una narrazione, breve o lunga, in cui il nostro nome sarà associato a un personaggio – chissà quanto somigliante – le cui azioni meriteranno ammirazione o sdegno. Il vero dramma è quando nessuno ricorda niente e la narrazione neanche ci tange. Il senso del narrare, profondo nella ricerca di un’affabulazione in grado di creare il patto con l’ascoltatore, di mantenerlo nel tempo.
Beatrice Monroy, scrittrice palermitana, porta alla quinta edizione una grande macchina narratrice, La notte dei mille racconti, quest’anno ai Cantieri Culturali della Zisa. Tante voci si sovrapporranno tra i padiglioni nelle forme più varie.
Ricordo le edizioni precedenti, quella in via Ricasoli, per esempio: la strada trasformata in una esposizione di panni stesi che neanche i vicoli napoletani ne hanno visti mai tanti tutti insieme. E tra un lenzuolo e un arazzo, un lettore che recitava poesie o racconti, e dietro alcuni copriletto alcuni tavolini dove un altro, in tutta impassibilità, attendeva che tu sedessi: lui allora sceglieva un brano e te lo leggeva negli occhi. O quell’edizione a Casa Professa, quando era possibile ascoltare le letture attraverso un tubo, tra voce lontana e fruscio di mare.
La notte dei mille racconti è magnetica, entri e perdi il senso dell’orientamento, vivi di storie, ti svegli solo all’alba, quando la magia rompe l’idillio, e stanco – ma soddisfatto – rientri a casa.
La notte dei mille racconti, Cantieri Culturali della Zisa, sabato 20 settembre 14 – dalle 21 all’alba.
Di seguito una breve intervista a Beatrice Monroy.
Beatrice Monroy, ideatrice di una cosa bellissima che si chiama La notte dei mille racconti.Il nome della manifestazione dice già tutto, tu, come la definisci?
E’ una fiera di parole, un luogo che sprofonda nell’idea tutta mediterranea del racconto circolare.. si viene, si sta, si gira, si accolgono storie, si raccontano storie…
Cosa è la narrazione e quanto può influenzare le nostre vite?
A mio parere moltissimo, narrare è un modo di essere, il mito, la storia, il verso sono una parte importantissima della coscienza umana, nessun animale narra! Narrare è essere, esserci, ritrovare spesso dignità con la propria voce.
Un racconto che ti ha sconvolto la vita.
Sconvolto! Libertà, di Giovanni Verga per l’uso del linguaggio – sintesi, forza, una modernità eccezionale; e poi L’infante sepolta dell’Ortese per la sua straordinaria visionarietà. Lo scolaro pallido della Morante per la sua capacità di contenimento del sovrannaturale.
Grazie, Beatrice. E in bocca al lupo!