Quel sano schiaffone di papà
Il mestiere dei genitori, specie dei padri, è sempre più difficile. In particolar modo se si pensa agli influssi deleteri di una certa nuova pedagogia che pretenderebbe d’insegnare come tirare su i propri ragazzi. Non sgridateli: sennò diventano nervosi. Non rimproverateli troppo duramente: sennò diventano ricchioni. Non frustrate le loro esigenze se non volete che diventino degli adulti depressi. Men che mai mettete loro le mani addosso: diventeranno di sicuro uomini e donne violenti, e il rischio di ritrovarsi ad allevare dei serial killer sarà concreto e reale.
A me sembrano tutte cazzate, veicolate da una cultura molle ed effeminata che non sa più interpretare la realtà, e che è responsabile di molti dei mali che nei nostri tempi colpiscono i giovani, generazione di alienati, asociali, viziati bamboccioni anaffettivi.
il dovere di obbedire ed onorare i propri genitori non era relegato alle pagine del catechismo della chiesa cattolica
La madre era soggetto di venerazione, complice nelle difficoltà ma distante e severa quando basta da incutere soggezione. I nostri nonni, spesso, la chiamavano madre, senza per questo metterne in discussione il ruolo di dolce guida del focolare domestico.
Il padre era oggetto – non soggetto, si badi – di timore e rispetto dovuti per diritto naturale, e nemmeno per sogno se ne sarebbe potuta mettere in discussione l’autorità tra le mura di casa; a lui è dovuta obbedienza, non foss’altro perché ci ammette alla sua tavola ogni giorno che dio manda in terra. I nostri nonni, sempre, lo chiamavano padre, ed egli era per essi un punto di riferimento, in una tensione, crescente con l’età, del desidero di somigliargli, d’esserne degni, di non deluderne le aspettative e farsi presto uomini.
Poi è venuta la Montessori col suo metodo, ad annichilire l’autorità dei professori prima e dei genitori poi, e al grido di dover rispettare il naturale sviluppo mentale dei bambini, siamo giunti alle esasperazioni dei nostri giorni, che se un ragazzo viene bacchettato dai suoi insegnanti, i genitori non esiteranno a prendersela coi maestri invece che col figlio, pover’anima, sempre innocente.
Gente che presenta la propria donna come ragazza, ignorando che una donna di quarant’anni è prossima alla menopausa, altro che ragazza
Altro che ragazzi, questi quarantenni dicano oggi chiaramente quand’è che si diranno uomini senza che corrano loro brividi lungo la schiena, senza che si caghino addosso, che non è che colpa loro se i loro padri hanno dovuto supplirne le carenze restando al proprio posto di lavoro quando avrebbero dovuto cedere il passo; non è che colpa loro se in Italia siamo governati dalla classe dirigente più vecchia d’Europa, fatta di protagonisti del novecento che, alla metà dei loro anni, sono stati partigiani e criminali di guerra, professori esimi e padri di famiglia, sindacalisti integerrimi e imprenditori illuminati.
E così noi oggi, a guardare un presidente del consiglio quarantenne, ci stupiamo e ci compiaciamo di quella che non è che la normalità, finendo per chiamarlo ragazzo e dimenticando che Napoleone era presidente dei francesi a trentacinque anni, mentre Alessandro il Grande morì un anno più giovane dopo aver disfatto l’impero persiano e conquistato col suo esercito l’intera Asia Minore.
Cosa rendeva quei ragazzi degli uomini, cosa rende gli uomini d’oggi niente più che bambini viziati dal pene un poco cresciuto?
una notte a letto senza cena non li farà morir di fame
Un sonoro schiaffone dateglielo, quindi, di tanto in tanto, e se le cose si fan dure, sapete, una notte a letto senza cena non li farà morir di fame. Magari da grandi non conquisteranno l’Asia Minore, ma saranno, con ragionevole certezza, adulti più forti e uomini e donne più maturi.
Ti sembro stronzo? Scusa, sto provando solo a mettermi in un punto di vista diverso dal mio, magari mi convinco. Non ti sembro stronzo? Spiegami perché nei commenti. E se vuoi approfondire, vai a leggere quaggiù la presentazione di questa mia rubrica.