Primo giorno di scuola, effetto social
Eccoci qua, primo giorno di scuola. No, non per me ovviamente, e nemmeno per mio figlio. Non ancora. Ma questi sono giorni da “primo giorno di scuola” per tantissimi bambini. Dov’è la notizia? Tutto regolare, ogni anno i bambini iniziano la scuola o l’asilo (altrimenti detto scuola materna che fa più figo) per la prima volta. Nell’era del social e del multimediale, però, nulla è più come prima. Se ai miei tempi il primo giorno di scuola era un evento privato, al massimo da estendere ai parenti più stretti, quali nonni e zii, oggi il bisogno di condividere l’evento con tutto il pubblico social sembra imprescindibile.
Confesso che io ho sempre postato stati inerenti le acrobazie linguistiche e psicomotorie di mio figlio, fin dalla prima ecografia, ma questa cosa del primo giorno di scuola mi ha fatto riflettere. Perché condividere un evento così intimo? Perché dare in pasto a una platea tanto vasta ed eterogenea come quella dei social il primo giorno di scuola del proprio pargolo? Non so, mi sfugge qualcosa che al momento non riesco a visualizzare bene. Sono perplessa perché io, come molti potrebbero obiettare, posto costantemente foto del mio allattamento, cosa mal vista da chi asserisce che debba essere un momento assolutamente intimo. Certo, ci sta. La mia motivazione però non è personale, ma aspira a diffondere questa bellissima e naturale pratica che, purtroppo, è stata quasi dimenticata a partire dagli anni ’70.
Ma nel postare la foto del proprio pargolo con grembiulino, fioccone di traverso e sorriso sghembo con la lingua che fa “ciao ciao” attraverso la finestrella del primo dentino andato nelle mani delle brave fatine? Cosa c’è di divulgativo, informativo, istruttivo in tutto questo? Non sarà mica che genitori un po’ troppo figliocentrici trovino soddisfazione al loro ego postando queste foto e status che oscillano tra lo straziante e il melodramma, manco stesse per partire in guerra l’unico figlio maschio? Certo, ancora io ho un anno di tempo prima di cadere vittima di pratica, ma se dovessi postare una foto del mio bambino il primo giorno di scuola materna, vi prego, cercatemi e schiaffeggiatemi fino al giorno dopo.
No, non voglio fare la guastafeste, quella che predica bene e razzola male. Non è una critica la mia. Cerco solo di penetrare in un meccanismo, in un contesto che mi fagocita e che non riesco a metabolizzare. Tutto questo bisogno di condivisione, di socializzazione sempre più insistente, sempre più necessario, mi lascia come un bonzo in meditazione. Ma davvero abbiamo bisogno di rendere pubblica la deiezione di cinquecento grammi del nostro yorkshire? Davvero ci fa sentire meglio postare selfie con la nonna defunta prima che sigillino la cassa? No perché pure quello s’è visto. E davvero c’è bisogno di rendere memorabile – come se già non dovesse esserlo – il primo giorno di scuola del nostro figliuolo? Non lo so, non trovo una risposta.