Nelle terre di Buck
Quando si pensa all’Alaska la prima cosa che viene in mente sono lunghe distese di neve bianca, spazi infiniti e incontaminati, e le corse di cani da slitta rese celebri da capolavori come “Il Richiamo della Foresta” di Jack London. Nel libro, Buck, cane rubato e condotto in Alaska, alla fine ritrova il suo stato naturale e la propensione al selvaggio perduta in seguito al prolungato contatto con l’uomo.
Nell’immaginario collettivo questa terra rappresenta soprattutto l’ultima frontiera della civiltà. Un luogo dove la natura è ancora padrona e dominatrice sull’uomo. Lo sanno bene i molti avventurieri e viaggiatori che, prima con la corsa all’oro di fine ‘800 e dopo con la sete di un’esperienza fuori dal comune, si sono recati in questi luoghi, cercando di ritrovare il contatto con quel primitivo selvaggio e perduto.
In effetti i paesaggi verdi di montagne rocciose o di laghi e ruscelli freddi e sempre limpidi, sono ogni anno una vera e propria calamita per moltissimi turisti. Le attività che li vedono protagonisti sono molteplici: dalle gite in battello sui ghiacciai vicino a Seward (South Alaska), alle passeggiate nel parco nazionale di Denali, sperando di avvistare qualche orso grizzly, fino all’avventurosa gita per raggiungere l’autobus dove l’avventuriero Chris McCandless visse e morì nel 1991, vita resa celebre anche dalla pellicola di Sean Penn “Into The Wild” del 2007.
Tuttavia, al di là di queste suggestive immagini da cartolina, vivendo qua da oltre un mese, mi sono convinto che la vera Alaska, sia assai diversa.
Se vi immaginate, ad esempio, un inferno di neve e freddo tutto l’anno le vostre aspettative saranno deluse: è dagli inizi di maggio che la temperatura oscilla tra i 25 e i 30 gradi centigradi e il sole batte i suoi raggi con fedele costanza ogni giorno, (in un mese ci saranno stati non più di due giorni di pioggia). Oppure se credete che ci vivano solo boscaioli o indiani, più simili a cavernicoli con lancia, arco e frecce, ancora una volta lo scenario è completamente differente. Autostrade a cinque corsie, pick-up e Harley Davidson strombazzanti, strade costeggiate da Steak-House, McDonalds. Per non parlare di grandi cinema multisala, pub e discoteche che rendono la vita notturna nelle città decisamente movimentata. Tutti testimoni di una modernità avanzante e dilagante.
Del resto l’Alaska è sempre parte degli Stati Uniti d’America e, come tale, ha di fatto gli stessi standard abitativi e culturali di molte altre aree del Paese.
E poi c’è una cosa che ancora mi affascina tanto: spesso mi tocca andare a dormire con le galline, come si usa dire da noi.
Questa è una foto scattata dalla finestra della mia camera poco prima di coricarmi. Qualcuno potrebbe prendermi in giro perchè sia già sotto le coperte prima di cenare.
Non lasciatevi ingannare dall’apparenza.
La scatto è stato fatto a mezzanotte e tre minuti, in un momento in cui l’oscurità della notte è ancora lontana perché le lunghe e luminosissime giornate quassù in Alaska sembrano non avere mai fine.