Déjà vu
per Roberta
Come to me now
And rest your head for just five minutes
Everything is good
Such a cosy room
The windows are illuminated
By the sunshine through them
Fiery gems for you
Only for you
Our house is a very, very fine house
With two cats in the yard
Life used to be so hard
Now everything is easy
‘Cause of you…. and our la, la, lalla lallà…..
( Our House, Crosby Stills Nash and Young )
Forse questa è una delle solite storie di amiche, di donne, un racconto déjà vu. No, Déjà vu forse era solo un Lp, un vinile, di Crosby Stills Nash e Young. Uno dei nostri preferiti.
Eravamo un bel gruppo all’inizio, al liceo, dove ci siamo conosciute. Alcune di noi a dire il vero si conoscevano già prima. Avevamo uno strano “distintivo”. Molte di noi erano naturalmente chiare di capelli e incarnato, per quello ci chiamavano “le blondies”, nonostante qualcuna avesse i capelli corvini. Ma sì, era la minoranza. La mia memoria vede – davanti a uno scatolone di palazzo moderno che era il liceo, con le finestre più simili a tagli che non ad aperture per far entrare luce – ragazze vestite con gonne oversize portare grossi borsoni. Vede trecce e foulard di seta indiana. Alcune di noi sono sottili, eteree, e così poi resteranno tutta la vita. Altre sono strani bozzoli di donne: insicure, indefinite. Forse da uno di quei bozzoli devo essere uscita io un giorno.
Forse da uno di quei bozzoli devo essere uscita io un giorno.
Ci sono molte immagini che non si cancelleranno. Una gioventù irrequieta, come deve essere la gioventù. Eravamo polemiche e idealiste. Quelle di noi che poi hanno continuato a frequentarsi tutta la vita, quelle di cui io posso testimoniare, lo son rimaste. Né riflussi, né tessere di partito, né posti in banca o nella ditta dei genitori. Abbiamo percorso la nostra strada, che fosse tortuosa, che fosse lontana o dietro l’angolo, piena di buche o senza scossoni, ce la siamo voluta disegnare da sole a colpi di sconfitte, cambiamenti e nuovi tentativi. Certo che ogni tanto le nostre strade sono state molto divergenti. Ma non ci siamo mai perse. Forse perché la nostra amicizia, l’affetto che ci legava, non aveva bisogno di continuo contatto. Potevamo non sentirci per molto tempo, ma questo non cambiava niente. Bastava un momento, un pensiero, una telefonata improvvisa. Ciao bimbe! E già eravamo sedute insieme per una cena, o a passeggiare lungo il mare, a raccontarci qualche amarezza o preoccupazione, ad accogliere i compagni di vita, i figli. I nuovi compagni, le solitudini. Le speranze deluse, le fatiche. I lutti. A parlare di piccole vanità che ci concedevamo, nonostante tutto. E poi a ridere, ridere spesso.
La tua risata era la più fragorosa. E spesso, la più amara. Perché tu ce l’hai avuta davvero in salita, la vita. Ma eri un giunco flessibile e resistente. La tua ironia, il tuo sarcasmo non risparmiavano né te stessa né gli altri. E la tua sincerità era uguale per tutti, ma declinata con grande intelligenza ed empatia a seconda di quello che ciascuno di noi poteva sopportare. Le cose le dicevi come erano per te, come le sentivi, ma sapevi bene come e quando, per ognuno.
una gioventù irrequieta, come deve essere la gioventù. Eravamo polemiche e idealiste
Meglio che non abbiamo guardato Love Story insieme, da giovani
Meglio che non abbiamo guardato Love Story insieme, da giovani, ma piuttosto roba assurda tipo La corazzata Potëmkin, oppure i primi film di Méliès e dei Fratelli Lumière; che siamo state risolute e sarcastiche, e poco inclini ai sentimentalismi. Perché alla fine la vita ci ha pensato lei, a darci un epilogo tragico, a cambiare la nostra storia di cinquantenni indomite. Ma tu non ci hai concesso di diventare sentimentali nemmeno all’ultimo. Hai combattuto fino alla fine la tua battaglia, e quando hai capito di averla persa, non hai accettato che ci piangessimo addosso, né che ti compatissimo. Ci hai salutato quando e come volevi, e come era più adatto a ciascuno di noi. Hai scritto ancora la nostra storia, spesso con qualche risata, mai con un momento di debolezza. E così, adesso, chi mi chiamerà più con quel nomignolo, chi mi farà sentire ancora quella ragazza che ti ha incontrato, dove sentirò ancora la tua risata fragorosa?
Nel cuore, per sempre Roberta.