Circumvesuviana futurista
Ore 13.30: Circumvesuviana superaffollata di gente non proprio fresca di doccia.
Per chi non sapesse cos’è la circumvesuviana, eccovi serviti. Si tratta di un sistema di trasporto pubblico su rotaie che collega Napoli alle aree urbane e suburbane circostanti. Un trenino. Diciamo subito che non funziona come dovrebbe: ritardi, cancellazioni improvvise con conseguente sovraffollamento, scioperi del personale, due carrozze ultramoderne e cento d’antiquariato, e non proprio sempre pulite. Nonostante ciò, si tratta di un servizio ferroviario fondamentale per le tantissime persone che ne usufruiscono per lavoro e per studio o per semplice gusto dell’avventura.
Fatte le dovute presentazioni, la corsa per non perdere il treno che mi porterà a casa è cominciata. Giungo alla stazione (Porta Nolana), compro il mio biglietto, lo oblitero cercando di evitare al tornello persone veloci come bradipi, e corro verso il mio binario.
Sì, ce l’ho fatta! Ancora non è partito. Entro in una delle carrozze e cerco disperatamente un posto a sedere. Non sempre è un’impresa facile, ma questa è la stazione di partenza, quindi ci sono più possibilità di vittoria.
Anziani, donne incinte e bambini nei dintorni non ne vedo, quindi posso starmene appollaiata comodamente senza rischiare di cadere a tutte le fermate della Napoli-Sorrento. La mia stazione d’arrivo è a soli 8 minuti ma, tra caldo afoso, puzze di ogni genere, e il noncivedopiùdallafame dettato dall’orario, è molto meglio che io stia comoda per evitare svenimenti.
Il modo più semplice e divertente per occupare questo breve lasso di tempo è osservare la moltitudine di soggetti particolari intorno a me. C’è il gruppetto di sedicenni che, ancora non costretti ad osservare gli obblighi scolastici, sta rientrando dalla mattinata dedita al cazzeggio; la studentessa universitaria che ha appena sostenuto l’ennesimo esame inutile della sua carriera; il signore in giacca e cravatta che vorrebbe di sicuro essere in pantaloncini, infradito e t-shirt; i turisti cinesi che desiderano arrivare a Pompei per poter fotografare rovine archeologiche diverse da queste carrozze; la mamma col bambino irrequieto che mangia biscottini; i giocatori di carte che si arrangiano senza un vero tavolino d’appoggio; il giovane chitarrista con le cuffie verde fluo più grandi della sua faccia che cerca ispirazione per un pezzo che gli possa cambiare la vita. Umanità varia che, nello stesso momento, si sposta nel mondo.
Il treno ha sempre avuto il suo fascino. Specialmente per coloro che hanno vissuto il momento dell’affermazione del Movimento Futurista quando, all’inizio del Novecento, si diffuse durante una delle più particolari fasi evolutive dell’arte e della cultura.
Le guerre, le trasformazioni sociali, la radio, gli aeroplani, le prime cineprese: tutte innovazioni che cambiarono completamente la percezione del tempo e dello spazio, “avvicinando” ciò che era lontano. L’elemento di novità era la velocità. I Futuristi volevano abbattere idealmente il passato e focalizzarsi sul dinamico futuro.
Appartenne al Movimento anche Fortunato Depero, come le mele originario della Val di Non. Il quadro che vedete si chiama Treno partorito dal Sole, ed è chiaramente una promozione del treno, una sorta di pubblicità per i valori positivi che esso incarna. Il treno è partorito dal sole, e proprio come quest’ultimo è necessario, vitale, fondamentale. Depero identifica la velocità in un treno a vapore e non in uno elettrico, nonostante questo fosse già ampiamente utilizzato in quegli anni. Un simbolo tipicamente ottocentesco dell’idea di progresso.
Eccomi giunta alla mia fermata, annunciata dalla voce metallica dell’altoparlante. Ho terminato un altro veloce viaggio in treno. E l’ennesima esplorazione della sua variegata e vibrante umanità.