Meduse: angeli o demoni?
È quasi giunta l’estate, la brezza marina porta con se l’odore di un temporale lontano.
Lungo la spiaggia, i gitanti domenicali attirati dal sole, camminano in modo grottesco: balzano qua e là come cavallette.
So cosa cercano di evitare: come tanti cuscini traslucidi, una miriade di meduse si è arenata sulla spiaggia.
Sono in molti , che con aria schifata, muniti di bastoncini, cercano di ributtarle a mare.
Ne prendo in mano una per il cappello, la osservo facendo attenzione a non toccare i tentacoli. Dopo pochi istanti, si forma attorno a me un capannello di gente, interessata al fatto che, io possa maneggiarle senza rimanerne ustionata. Il segreto sta nel saperle prendere, ed è bene sapere, che non tutte le specie sono urticanti, ma non dico nulla , mi godo l’effimera popolarità.
È come tenere in mano un budino, poco resta dell’eterea e letale bellezza di questa creatura, costituita per la maggior parte d’acqua. Quante volte le ho fotografate, mentre fluttuanti, vagavano appena sotto il pelo dell’acqua al tramonto. Hanno colori sgargianti alle volte, e le loro forme, ricordano creature di un tempo che fu.
Ogni volta mi incantano, mi ipnotizzano con il loro pulsare ritmico, al punto da dimenticare la pericolosità dei loro tentacoli, che caricati a molla di piccoli aculei intrisi di veleno, potrebbero abbattere un elefante.
Bello e pericoloso, che strana accoppiata di aggettivi. Perché siamo tanto attratti da questi contrasti? Non so rispondere a questa domanda, so solo che non posso fare a meno di inseguirle ed avvicinarle, vorrei toccarle, quasi ad adornarmi di tanta grazia.
Il solo pensarle mi porta in uno stato mentale diverso, come se entrassi in un altro mondo. Un bimbo mi chiede: “che cos’è?”. Dopo un istante che pare lungo un’eternità, gli rispondo: “un angelo o forse un demone, chi può dirlo” . Il bambino mi guarda attonito, con noncuranza, sono andata oltre la sua curiosità. La mia non era una risposta, era una constatazione più che una fantasia.
Guardo i suoi occhioni blu, e dentro ci vedo un mare che luccica di stelle letali. È come se nei suoi occhi, avessi trovato l’accesso a quella dimensione primordiale, che mi stringe a sé, ogni volta che m’immergo. È forse questo il paradiso? Si per me lo è.