Profumo di donna
Non resto indifferente. Anzi mi incuriosisce il coraggio di dichiarazioni così particolareggiate e fuori dalla portata di qualsiasi previsione. Era notte. E tutto ciò che ci aveva unite, un abbraccio e qualche lacrima, era lontano. Ma le tue parole senza suono arrivarono improvvise, come fendenti che mi avrebbero lacerato il ventre, posizionandosi volitive tra le lettere che avrei guardato solo il giorno dopo, in un tempo e in uno spazio diverso dalla loro concezione.
E da silenti divennero l’assedio che mi governò i pensieri da quel giorno in avanti.
Cosa sia successo mi sfugge.
Non per forza tutto deve avere un senso
Cosa avrà maturato la tua coscienza in quel lasso di tempo intercorso tra i saluti della partenza e lo scritto, è la sconosciuta ma avvincente materia da indagare con cauta vitalità e con i tempi compassati delle ere che scorrono tra gli altipiani rocciosi modellandoli subdoli, con massaggi d’acqua e coi faziosi aliti dei venti.
Non per forza tutto deve avere un senso. Non tutto deve avere un motivo. La cosa che però affascina la mia voglia di sapere è la duplice alternativa che avevi e l’opzione, tra le due, alla quale ti sei piegata.
Potevi dire o non dire. Scrivere o non scrivere. Hai scritto. Dunque hai fatto. Perché anche le parole
sono azioni che scatenano a loro volta azioni. Non voglio sapere cosa ti si sia mosso dentro. Non voglio scandagliare l’animo che rivela nuove consapevolezze e nuove volontà. Non voglio sapere quando il desiderio si sia crepato e quando, da quello squarcio, ti sia sfuggita la spudoratezza. Non voglio puntare grandangoli sulla tua passione. Non voglio vederci chiaro.
Noi possiamo essere anche solo la nostra volontà di un attimo
Voglio solo sapere di me. Sapere perché hai scelto di farmi sapere. Voglio conoscere le aspettative che avevi coltivato e le reazioni che, pur non conoscendomi, la tua pancia aveva desiderato. Noi possiamo essere anche solo la nostra volontà di un attimo, immediatamente ritrattata l’attimo dopo. Ma quell’attimo mi appartiene. Devo sapere. Perché voglio custodirlo nella sacra ampolla della sorpresa. Del fascino dell’inaspettato. Della magica fatalità che fa di un finto innocuo gesto, un nuovo profumo di donna.