Il povero Lavoisier
Cita Winston Churchill l’esperto: <Non è più tempo di mediazioni, di compromessi>, solo che dicendo così allude a un’altra guerra. Il nemico, molto più sottile, tanto da essere definito <polveri fini>, è l’inquinamento. L’esperto, presidente nazionale di una grande agenzia internazionale per l’ambiente, non risparmia argomenti e cifre, senza trascurare i ghiacci che si sciolgono, il clima meno regolare fatto di variabilità elevata e di eccessi repentini. Ricorda che perfino la corrente del golfo ha avuto una sosta, scatenando il panico tra gli esperti, tornando normale prima che il panico prendesse le popolazioni che avrebbero temuto di ritrovarsi in una nuova piccola glaciazione.
Unico responsabile l’uomo, almeno secondo Guido Venti. Ricorda che l’uomo ha già compiuto tragedie del genere, solo che erano su piccolissima scala, come la scomparsa delle popolazioni dell’isola di Pasqua o in meso America, per avere distrutto l’ambiente che le circondava. Oggi la globalizzazione esiste anche nei danni ambientali. I giapponesi che disboscano l’Amazzonia per la carta colpiscono il resto della terra: la teoria del caos che vede il battito delle ali di una farfalla provocare una tempesta a migliaia di chilometri di distanza è ormai parte del ruolo degli umani. E così via.
Il professor Castore Banchetti non ce la fa più, ci ha provato, ma il tasso di sciocchezze, no, di superficialità che ha sentito lo spingono a cambiare canale. Ormai trova questi discorsi ambientalisti simili a quelli di un integralista islamico, Dio è da una parte sola, chi non è con quel Dio è un infedele. Parlano parlano , conquistano le prime pagine dei giornali, lunghe interviste televisive, convegni dove vince sempre il più catastrofico, chi la spara più grossa ha garantito il successo, almeno quello mediatico. Secondo i ragionamenti di questi integralisti, se l’emettere sostanze nell’atmosfera fosse sempre un danno ambientale, forse una delle centrali più inquinanti del mondo dovrebbero essere considerate le foreste del Canada con tutto quello che rilasciano.
L’unico grande vero inquinamento è quello del sapere, da sempre.
Non c’è quasi un briciolo di scientificità, sembra incredibile ma la lotta tra la luce e il buio è sempre la stessa nel mondo, da sempre. L’unico grande vero inquinamento è quello del sapere, da sempre. Banchetti si sente un illuminista, e forse lo è. E’ un chimico, comprende le sostanze e il loro confondersi, sa che esistiamo per un caso, e che il caso determina le nostre sorti. Solo l’ipertrofica considerazione di noi stessi ci fa illudere che possiamo contare qualcosa nei fatti dell’universo, almeno così rimugina il professore. E non sopporta che qualcuno si sia beccato i premi Nobel scaricando luoghi comuni sulle coscienze impaurite, perché così anche la chimica è diventata un fatto politico, povero Lavoisier. Ormai Banchetti ne è convinto. Questo paese ha preso il grande tema dell’eterna lotta tra il bene e il male e l’ha trasformata in guerra di tifoserie, Dio e il Demonio sono soltanto i capi di due curve, e con loro tutti gli imitatori, cioè tutti quelli che per un verso o per l’altro si sentono padreterni, definendo l’opposta fazione demoniaca.
Che senso ha lamentarsi delle misere risorse investite nella ricerca? Che cosa mai ci sarà da ricercare, quando il risultato è certo prima delle prove scientifiche? Un paese che ha già trovato tutto, prima ancora di cercare. Banchetti riflette, e ammette muto che in fondo anche lui può sbagliarsi sull’inquinamento, ma si consola pensando che alla fine il caso e il caos saranno più forti degli dei e dei demoni fatti in casa. Almeno lo spera…