Ritorno al passato
A chi non è mai successo di desiderare ardentemente di tornare indietro nel tempo? Vuoi per rincontrare persone ormai scomparse, vuoi per risentire profumi o suoni, vuoi per scoprire come sarebbe stato se…
Ecco, questo è proprio il senso di quel meraviglioso film di Woody Allen del 2011, Midnight in Paris, che in un giorno qualunque mi ha fatto sentire emozionata per il protagonista Gil, (interpretato da Owen Wilson) che riesce, ogni notte, a fare un balzo indietro di novant’anni, per ritrovarsi nel bel mezzo degli anni venti, da lui considerati come l’età d’oro, incontrando scrittori, pittori, e artisti sui quali aveva sempre fantasticato.
Mi sento proprio vicina a questo Gil: nessuna delle persone che vivono con lui nel XXI secolo riesce a percepire minimamente il perché del suo vagheggiamento di un grande passato. Mica proprio tutti ardono di voglia d’arte sotto ogni lembo di pelle! Per molti, rimanere incantati di fronte ad un meraviglioso dipinto, magari un bel paesaggio impressionista, ed immaginare di passeggiarvici dentro, come in una scena di Mary Poppins, non è poi così elettrizzante. Certo non deve essere stato semplice per Gil raccontare di aver trascorso la notte con Ernest Hemingway, Pablo Picasso, Cole Porter o Salvador Dalì.
Ma chi se ne frega se sarebbe difficile da far credere; io chiuderei gli occhi e ci proverei immediatamente. E magari comincerei incontrando artisti che mi hanno lasciato dentro maggiori dubbi, che ho faticato a capire più di altri. Perché se c’è una cosa che mi infastidisce, e questo in generale, è non riuscire a capire il perché. Anche se poi a volte il bello è proprio non capire. Allora comincerei proprio dallo spagnolo Salvador Dalì.
Questi, come il suo collega Picasso, aveva un completo dominio dei linguaggi. Lo dico al plurale dato che vari sono stati i suoi metodi rappresentativi. Inizialmente cerca di recuperare l’oggettività della rappresentazione, una specie di risveglio naturalistico. Come fa nella sua Ragazza alla finestra (Olio su tela. Cm 103×75. 1925 Madrid, Museo Spagnolo di Arte Contemporanea). In realtà però la seducente rappresentazione è tutta impregnata di fantasia, di bellezze immaginate: è una visione di sogno. Continua poi il suo percorso soggiornando spesso anche a Parigi, dove incontrerà Picasso, e dove avverrà il salto di natura teorica. Diventa indipendente dalla realtà naturale, avviandosi verso il surrealismo ed avvicinandosi alla pittura metafisica italiana.
Tutto questo è presente, ad esempio, nell’opera Apparato con una mano (Olio su tavola. Cm 62×48. 1927. St. Petersburg, Florida, Salvador Dalì Museum).
Ecco, per esempio qui sono davvero in difficoltà. Del resto, davanti all’arte surrealista succede spesso di non riuscire a capire subito quello che l’artista vuole comunicare, o non capirlo proprio mai.
Conclusione: soffermati, osserva, poniti delle domande…
Non cercare a tutti i costi delle risposte!
Quello però che mi piacerebbe vedere con i miei occhi, sempre se si potesse fare un “ritorno al passato”, sarebbe assistere alla creazione del disegno Volto paranoico pubblicato sulla rivista del surrealismo Le surréalisme au service de la Révolution, nel 1931.
Dalì aveva ricevuto una cartolina da Picasso con un gruppo di africani seduti davanti a una capanna del villaggio. I suoi occhi surrealisti però ne riuscirono a vedere una testa tipica della pittura picassiana. Una duplice lettura, affascinante e sorprendente.
Un’immagine che, utilizzando la realtà, ne cancella l’evidenza, e ne fa prendere il posto ad ossessioni paranoiche e fantasiose. Che cosa fantastica!
Chi non si è mai trovato a fare un disegno su un foglio, magari chiacchierando con qualcuno al telefono, e poi si è reso conto che partendo da un soggetto iniziale, alla fine è arrivato a tutt’altro? Oppure, guardando cosa si è disegnato, si riesce ad immaginare una miriade di altre immagini.
In fondo credo che in ognuno di noi possa nascondersi un grande artista; basterebbe solo crederci.