Limitare la Velocità

L’eccesso di velocità non ha senso. Così come è. Fissare il limite a centotrenta è assurdo, perché non tiene conto né di chi guida, né del mezzo, né della qualità del tratto di strada. Per non parlare della qualità dei freni, della larghezza dei battistrada, della cilindrata. Così avviene che una vetturetta da sette o otto mila euro viene trattata come una supercar da centomila. Non è un problema di censo, nessuno vuole legare i limiti di velocità alla dichiarazione dei redditi, quanto piuttosto richiedere norme più congrue, fondate sul buonsenso. E poi è stupido limitare la capacità ingegneristica, industriale e di promozione delle imprese automobilistiche che fanno da traino a tutto il mondo produttivo. Basta guardare la pubblicità: se non ci fossero le automobili ci sarebbero molti spazi liberi per gli spot e pagine vuote su quotidiani e settimanali.

L’ingegner Adone Campolongo dice queste cose con il sorriso, ma è molto convinto di quello che dice. Aggiunge che il livello di sicurezza, tra cinture intelligenti, barre anti-intrusione, rigidità degli abitacoli, airbag e altro ancora hanno reso le auto ben diverse da quelle esistenti al tempo in cui furono fatte le scelte sui limiti di velocità. Nessuno si è accorto come anche nelle gare automobilistiche ormai gli incidenti gravi o mortali quasi non esistano più? Si vedono le auto roteare nell’aria, abbattersi pesantemente al suolo e qualche attimo dopo il pilota esce indenne. La tecnologia non è né fantasia né acqua fresca.
Comunque quella di Campolongo non è una conferenza ufficiale, ma solo una conversazione con un gruppo di amici a casa di un altro ingegnere.

Le signore, scena quasi di altri tempi, sono per conto loro, ma parlano piano e non si capisce cosa stiano dicendo, ogni tanto ridono in modo soffocato: brutto segno. Ridono probabilmente dell’enfasi che i loro uomini mettono su certi temi, stile <donne e motori gioie e dolori>, ma anche di altri temi più sottili dove il sottinteso vale più del detto. Campolongo è un po’ permaloso, teme che abbiano riso di lui che, peraltro, faceva le sue affermazioni con tono stentoreo e asseverativo. Una brava persona, affetta solo da un eccesso di sé. Niente di male. La moglie lo sopporta perché tanti altri difetti non li ha. Guida troppo veloce, ma se la moglie si impunta rallenta.
E così anche stasera, tornando a casa, l’ingegnere va spedito, ma la moglie subito lo arresta: <Siamo stanchi e tu hai pure bevuto un bicchiere in più, quindi piano>.

L’ingegnere toglie gas, un colpetto al freno e l’auto rientra nei limiti di legge. Confessa alla moglie: <Sai, quando ero ragazzo, credimi, correvo molto meno. Man mano che la vita rallenta io spingo sull’acceleratore>.

<Non mi pare che rallenti – risponde un po’ secca la moglie – mi pare che acceleri, un anno dura molto meno di prima e quasi quasi sembra che natale venga ormai due volte l’anno>.

<Ma almeno avessimo avuto dei figli, il tempo sarebbe trascorso in modo diverso… >

<Ricominci con questo tema? Vuoi farmene una colpa del mio tumore? Se ci tenevi tanto a avere dei figli avremmo potuto adottarli, no?> <Non è la stessa cosa, lo sai benissimo>

<Io so, mio caro, che i figli sono di chi li tira su>

<Scusami la banalità, ma il sangue non è acqua. Mi sarebbe piaciuto avere una discendenza>

<Perché che cosa avevi da trasmettere?>

<Me stesso, la mia famiglia>

<Perché? Io sarei stata solo il contenitore?>

<Non volevo dire questo, e lo sai, volevo dirti del mio sentimento>

<Ne ho anche io di sentimenti, forse non ci crederai>

<Ora sei inutilmente perfida con me>

<Tu sei appena stato inutilmente crudele e offensivo, e visto che ci siamo ti dirò il resto …>

Una velocità senza segni di frenata, con la quasi certezza che nessun airbag affettivo potrà poi salvarli. Eppure nessuno si ferma …