Eccoci in Brunei, a pranzo dal Sultano
Dopo aver passato quattro giorni da mio fratello tra spiagge e amici a Kota Kinabalu, decidiamo di pianificare un piccolo viaggio in Brunei di due giorni.
Domani finisce il Ramadam per i musulmani (Hari Raya) e questo vuol dire grandi feste in casa: normalmente la gente apre le porte della propria casa a tutti, invitando i passanti a un breve spuntino e quattro chiacchiere.
Questo è il momento di andare in Brunei; infatti come dicono tutti è uno Stato abbastanza monotono per un turista, nessuna vita notturna, nessuna birra e poche attrattive.
La sera prima di partire decidiamo di andare ad un meeting di Couchsurfing, al Borneo Hostel. Qui incontriamo diversi viaggiatori, grazie ai quali scopriamo che, in occasione della fine del Ramadam musulmano, il Sultano del Brunei aprirà le porte del suo palazzo (solo tre giorni all’anno) e offrirà da mangiare a tutti. Ecco… dobbiamo andarci!
Lo ammetto, mi costa un po’ visitare e in qualche modo spendere soldi in un Paese famoso per le sue prese di posizione nei confronti dei gay; qui si parla tranquillamente di leggi omofobe (ovvero lapidazione per chi viene colto in un atto sessuale), ma si tratta pur sempre del mio giro del mondo. Di Paesi omofobi (soprattutto in Africa) ne ho visti abbastanza e purtroppo so che ce ne sono ancora molti nel mondo.
La mattina presto prendiamo la barca da Kota Kinabalu a Labuan, un porto franco in Malesia, dove si può trovare l’alcool a prezzi stracciatissimi (senza Iva) e portarselo in Brunei, dove non è permesso bere alcool (ma è permesso portarlo con sé….). In alternativa c’è tantissimo cioccolato economico e una dozzina di night club abbastanza ambigui. A un’ora di barca c’è il Brunei, dove niente è permesso, quindi se qualcuno vuole fare qualcosa, che vada in quell’isoletta sperduta senza che nessuno lo sappia.
E’ un controsenso lo so, ma ormai non mi stupisce più niente.
Lasciato Labuan arriviamo in Brunei e già notiamo la differenza: tutti i negozi sono chiusi, compreso il posto dove vorremmo cambiare i soldi. Non abbiamo dollari del Brunei, che facciamo? Chiediamo dov’è il bus che dal ferry porta a Bandar Seri (la capitale). Nessuno sa niente, altri sparano orari impossibili, altri dicono che non esiste. Arrivano i tassisti, anzi due, e ci chiedono cifre improponibili, mentre per la gente del posto il prezzo è totalmente diverso. Cominciamo bene.
Per fortuna conosciamo un gruppo di quattro tedeschi che, persi come noi, decidono di chiedere un passaggio alla gente del posto. E ci riescono, ben sei posti in un una jeep, ovviamente noi nel bagagliaio… Ma quello che importa è arrivare in hotel e aver risparmiato un sacco di tempo, pazienza e soldi.
L’hotel è lo stesso per tutti. Forse non è una casualità, è l’unico economico della città: 13 € a testa per una doppia con colazione. In Bandar Seri non ci sono molti bus e il metodo più veloce per spostarci è la barca. Nonostante tutto il primo giorno riusciamo a restare in budget: il Brunei non è poi cosí caro come dicono.
Il secondo giorno siamo pronti: maniche lunghe, pantaloni lunghi e scarpe, è ora di andare a pranzare nel palazzo del Sultano del Brunei. I tedeschi vengono insieme a noi, almeno fino alla porta di entrata. Qui ci dicono che oggi è solo per VIP… e noi non lo siamo. Ci tocca tornare in hotel (a piangere, ahahah). Nessun problema, andremo domani. Ma oggi, intanto, che facciamo?
Andiamo nel villaggio a visitare qualche famiglia. In un secondo ci accolgono in una casa: qui le famiglie sono ospitali e appena ci vedono ci offrono di tutto, dal pranzo alle bibite (ovviamente non alcoliche). Le famiglie sono numerose, dodici figli e quattordici fratelli, una cosa impensabile in Europa, bambini ovunque… Dopo alcune ore ci chiedono di pranzare a casa della “nonna”, noi non rifiutiamo, prendiamo la barca e dopo un bel giro turistico per Bandar Seri conosciamo anche l’altra parte della famiglia. Sinceramente non sono mai stato con tanta gente giovane come in questo momento.
Terzo giorno in Brunei, andiamo al Palazzo del Sultano. Ci fanno entrare finalmente, siamo quasi gli unici turisti in mezzo a moltissimi indiani e persone del Bangladesh. Dopo un buon pranzo facciamo la fila di circa cinque ore per vedere il palazzo e conoscere il Sultano.
Dopo aver visto per tutte queste ore i karaoke del Brunei finalmente arriviamo nella famosa stanza del ricevimento. C’è tutta la famiglia del Sultano e lui, il primo a stringermi la mano. Anche se un po’ moscia. Il mio peggior nemico che mi invita a pranzo, e mi stringe la mano come amico. Se sapesse la verità… Piccole soddisfazioni della vita e del mio viaggio (mi accontento di poco, lo so).
Il palazzo realmente non l’abbiamo visto, solo alcune stanze, ma non erano di certo le più lussuose. A fine visita ci regalano la torta del Sultano e una sua foto (che manie di grandezza).
Torniamo in hotel con una strana sensazione, non sapevamo realmente se avevamo fatto la cosa giusta; in fondo non si sarebbe meritato una torta in faccia?
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