Ho incontrato una sirena
Tra i tanti mestieri che volevo fare quando ero piccola c’era la “sirena”. I più simpatici di voi penseranno: ” …sì quella della polizia”, e invece no! Volevo proprio essere una sirena di quelle pinnate, con due conchiglie per reggiseno e stelle di mare nei capelli!
Poco importava come fare a respirare e vedere sott’acqua: nel mio immaginario erano dettagli da poco! Il tempo inclemente costringe tutti a crescere, più o meno, e i sogni si sopiscono. Non sono diventata una sirena, ma ci sono arrivata più o meno vicino. Sono una donna che di professione si occupa di subacquea e fotografia subacquea. Respirare aria dalle bombole, così legata alla superficie da dover uscire dall’acqua finita la scorta: mi sento più vicina alla rana che alla sirena. Non è un’amara consolazione, è una razionale accettazione della realtà. I miti e le leggende restano tali e i bambini crescono!
Fotografo il Sesto Continente in tutte le sue sfumature (clicca qui per vedere). Amo in modo particolare la fotografia di paesaggio subacqueo: pesci, coralli, scogliere sommerse, praterie, relitti, e chi più ne ha, più ne metta. Basta che ci sia acqua e luce ed io fotografo.
Non sempre è facile creare un contesto. Alle volte dovrei arrendermi ai limiti ambientali, oppure al fatto che non tutto è fotografabile. Dare un senso all’immagine è già di per sé difficile fuori dall’acqua, figuriamoci sotto! Mantenere le proporzioni non è scontato. Creare il senso della profondità ancor meno. La prima volta in cui mi consigliarono di utilizzare la figura umana come “complemento d’arredo” arricciai il naso.
Non mi piacevano quelle figure sgraziate con una pinna in su ed una in giù , oppure con le gambe aperte, rumorosi fautori di bolle! Il tarlo della sirena non è stato mai spodestato dal mio cervello! Ancora convinta che potessero esistere! Per necessità compositive mi arresi all’idea dell’utilizzo della figura umana nelle mie fotografie. Madre natura alle volte si trasforma in casalinga disordinata e di cattivo gusto nel disporre le sue suppellettili in giro per gli oceani.
Decisi di puntare sull’aiuto di una donna.
La figura femminile con le sue linee armoniose è delicata e poco invadente rispetto a uno spalluto marine dai capelli a spazzola. E così a poco a poco entrai in contatto con il mondo delle “modelle subacquee”. Chi di professione e chi no. Spesso sono compagne anche nella vita di fotografi subacquei. Belle o brutte poco importa. Snelle o giunoniche, alte o basse, nemmeno. È solo una questione di pinna! Eh sì, signore e signori, come per i pesci una pinna più o meno lunga può fare la differenza.
Indossano mute dai colori caldi, come il giallo. Il giallo crea un contrasto adorabile con il blu dell’acqua! Abolito il nero, non è di moda. In realtà è tutta una questione di luce, ma non voglio distogliere la vostra attenzione dall’argomento. La modella nuota, pinneggia, ammicca, sorride. All’occorrenza, si toglie anche la maschera e l’erogatore (il rumoroso aggeggio che i sub usano per respirare). Di solito hanno capelli lunghi, meglio se biondi o castani chiaro; l’effetto è migliore quando li agitano scuotendo la testa. Ma non si tratta solo di estetica e vanità. Una modella subacquea è una vera sirena: ve l’ho detto che sotto sotto ero convinta che esistessero! Hanno un’acquaticità sorprendente. Sono instancabili. Si muovono con eleganza e sanno leggere nell’oblò della macchina fotografica che custodisce la lente la loro esatta posizione nel fotogramma che ne verrà. Non si stanno specchiando, ma sono capaci di calcolare il punto nodale in cui posizionarsi per dare proporzionalità e gusto compositivo all’immagine. La popolazione delle sirene che perdono la pinna fuori dall’acqua non è molto vasta. È difficile trovare quella giusta per le proprie necessità fotografiche.
Ci vuole feeling, come in amore e in amicizia. Si ride, si litiga, si discute e si crea. A terra come in immersione. Ah dimenticavo: la mia parla sott’acqua! Io e la mia “socia” ce la raccontiamo di gusto, come se fossimo in aria e non sotto sale!
Un po’ sirena lo sono sempre stata anch’io, lo ammetto. Solo in un’occasione sono passata dall’altra parte, e mi è piaciuto. Una volta sentito, il canto delle sirene non lo si dimentica più.