I paletti
Quando sono arrivata in campeggio, tra la mia piazzola e quella del vicino ho trovato un muro di paletti. Ovviamente non li ho messi io. Facendo autoanalisi, autocritica e autoflagellazione, mi sono chiesta se, per caso, forse, possiamo risultare una famiglia molesta. Rumorosa. Volgare. Pacchiana. La risposta è no. Ho pensato che desse fastidio il fumo della brace, ma tra i paletti ci sono delle fessure e quindi il fumo passa lo stesso. Ho pensato che non ci volessero vedere ma tali pilastrini creano un gioco di vedo-non vedo. Quindi, perché.
Se metti una staccionata significa che c’è qualcosa che non va. In campeggio, da che mondo e mondo, al massimo si usano le “pagliarelle” (tendine fatte di cannucce), e in genere bastano i panni stesi a fare da divisorio naturale. Alzare una palizzata del genere significa mettere una barriera, e in un luogo come questo equivale a costruire il muro di Berlino.
Fatto sta che la mia casa e di conseguenza la mia piazzola sono sempre pieni di gente, con grandi tavolate quasi tutte le sere. Da loro nemmeno i nonni possono metterci piede, nessuno è il benvenuto. E questo è un dato di fatto.
Ieri è morta una persone a mare. Davanti ai nostri occhi. Ha avuto un infarto mentre nuotava. Inutili i soccorsi. Aveva gli occhi rovesciati e cacciava litri di acqua da bocca. É morto così, all’improvviso. Puff… evaporato. Che strana la vita: un attimo prima fai il bagno nella acque limpide del Cilento e l’attimo dopo ciao, il tuo cuore non batte più. Non senti, non vedi, non parli più. Ed è inevitabile che due conti li fai. Quando succedono queste cose ti fai tante domande e di sicuro avrai pochissime risposte. Però una promessa te la fai, anche se sai che sarà difficile mantenerla: decidi di godertela ‘sta vita, di mettere da parte le incazzature, di mollare il freno a mano, ma nello stesso tempo di rallentare, di respirare, di guardare le foglie degli alberi che si muovono, di osservare il tramonto, di passare le dita tra i capelli d’oro di tua figlia mentre dorme e ha quel respiro quieto e sereno.
Sai che devi goderti le gambe e le braccia, perché non tutti hanno lo stesso tuo numero di arti, devi dare un bacio ai tuoi genitori ed essere loro riconoscente, devi legare i lacci alle scarpe di tuo figlio perché non devono sciogliersi e appena puoi devi andare a trovare la tua amica in Germania che sono dieci anni che ti invita. E decidi che tu i paletti nella tua piazzola e nella tua vita non li metterai mai, perché vuoi che la tua casa e la tua esistenza sia sempre piena di gente alla quale tu puoi offrire qualcosa, fosse anche solo un caffè.
Ed è per questo che ora vi dico come fare un espressino freddo… ché quando ti piombano all’improvviso gli ospiti, con quello fai sempre una gran bella figura.
330 g di ghiaccio, 80 g di zucchero, 50 g cucchiai di caffè solubile (tipo nescafè), 50 ml cucchiai di latte.
Frullare il tutto in un mixer o con il bimby finchè non risulti spumoso. Servire ancore freddo nelle coppe e se piace (a me no!) spolverare con cacao amaro.