Borgo Pignano: dove non si vive un posto, ma si sposa uno spirito
“Pietre giustapposte dai secoli, levigate dal tempo, carezzate dal respiro di ogni uomo che su di esse ha posato lo sguardo…
…ed è come se ogni pietra, anche quelle della giovane ghiaia, che ad ogni passo mormorava di benvenuto, recitasse una sua personale poesia. Con armonie distinte, ognuna secondo la metrica del proprio tempo, ognuna secondo reminescenze epiche, ognuna secondo rinnovati afflati lirici. Poesie sussurrate, sinuose nell’andamento, morbide e mistiche ma perfettamente coincidenti nell’intento di riprodurre la stessa sostanza di un sogno. Uno di quei sogni che non si devono restituire al risveglio, ma di quelli che restano rappresi ai ricordi, non più come semplice esperienza ma come memoria, come nuova struttura che un’esistenza acquisisce.
secondo reminescenze epiche, secondo rinnovati afflati lirici
Come storia personale viaggiata seguendo il proprio desiderio, qualsiasi esso sia. Ché ci sono dei posti al mondo che rimangono unici riuscendo lo stesso a rispondere alla natura di tutti, sebbene diversa, sebbene eterogenea come le catene cromosomiche, sebbene speciale come ognuno crede sia la propria vita rispetto al resto dell’umanità”.
Con questo pensiero conclusi la cena a Borgo Pignano, ameno ecovillaggio stretto nel solido abbraccio di San Gimignano e Volterra. Plesso solare del Chianti.
Una cena “epilogo” del ristoro concesso al corpo, evidentemente considerato dal personale tutto di questo ritrovato Eden – personale meraviglioso nel contatto e nell’anfitrionicità, nel sorrisi e nelle mani tese – sempre meno spoglia mortale e sempre più nobile teca dell’umano spirito.
…e ci riempie le dita e le bocche di miele
Ristoro guadagnato iniziando con lunghe passeggiate per dei soffici fazzoletti di verde (compresi nelle diverse centinaia di ettari del borgo) a contatto con la terra, il sole, la fauna che ama la flora e ci riempie le dita e le bocche di miele, passando per l’immersione nelle acque a strapiombo sulla natura e con davanti la magia di uno sterminato orizzonte del quale “il guardo non è escluso”, e capitolando su di una tavola addobbata dai colori del tramonto e dal profumo di pini, travolta da un trionfo di sapori, prerogativa tipica di cibi raffinati ma semplici, fantasiosi ma succulenti, esaltanti le papille, coinvolgenti ogni senso e, soprattutto, incontaminati. E non nell’accezione inflazionata di questo abusato termine, ma in quella universale.
Un ecoborgo in cui esperienza alberghiera, umana e familiare si fondono senza poter più discernere l’una dall’altra. Un telaio di tessiture emozionali che concedono all’anima la pace saccheggiata da uno pseudo progresso che muove all’indietro, svilendo l’appartenenza indiscussa dell’uomo alla sua terra e della terra all’uomo.
L’uomo che feconda la terra che gli restituisce la vita
Perché ogni concetto riferito a Borgo Pignano è considerabile di andata e ritorno. L’uomo che cura la terra che cura l’uomo. L’uomo che protegge la terra che protegge l’uomo, facendosi crescere in grembo quel che serve a custodire ciò che vi è stato piantato. La terra che nutre l’uomo che nutre la terra. L’uomo che feconda la terra che gli restituisce la vita. Ed è azzerata ogni forma di inquinamento, compreso quello acustico. E all’alba solo si ascolta l’indistinto suono di un’atmosfera sana e il muto frastuono del giorno che incombe.
Si lavora e si produce per soddisfare il quotidiano bisogno. E Borgo Pignano attinge da Borgo Pignano. E l’aria sa di pane caldo. E le diverse farine, tutte autoctone, tutte filtrate da sapienti dita che ne verificano bontà e consistenza, sanno di fatica e dignità. Questo ci spiega l’instancabile Jorge, giunto sin dal Messico per rendersi protagonista di questa promessa di benessere, mentre ci presenta il duro lavoro delle sue api, presentandocele una ad una, quasi chiamandole per nome. Questo è il racconto appassionato, ed emozionato, e fiero, e accattivante di Camilla, illuminata donna con in testa un’idea ed in mano il progetto che rende concreta quella luce, quella di una mente ispirata e priva dell’infestante lemma troppo spesso zavorra dell’azione umana: “impossibile“.
lo stesso piacere che Dio si è concesso all’atto della creazione
Un progetto, ambizioso ma già avviato e vincente, che parla biologico e biodinamico, che comprende, dunque, la terra e il cosmo, sviscerato in ogni punto e sapientemente pianificato per tentare di rendere all’uomo lo stesso piacere che Dio si è concesso all’atto della creazione. Uomo e natura. Natura e vita. Vita e Uomo. Andata e ritorno…
A Borgo Pignano il cerchio si chiude.
Su Borgo Pignano un nuovo orizzonte spalanca le ali.
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