Fermata Taxi Brousse 2°
“Mohammed, si sta facendo tardi. Sarà mica il caso di rientrare? “
Mohammed, il giovane marocchino con il quale ho trascorso la maggior parte del pomeriggio guarda dubbioso il cielo, poi mi dice: “Avviamoci verso la stazione dei bus. Vedrai che un passaggio lo rimediamo.”
La giornata è stata proficua. In appena mezz’ora di autobus abbiamo raggiunto il mercato di Guelmin, fatto acquisti (foulard, riso, un djellaba, la tipica tunica araba da deserto,) e preso un drink in un locale spartano ma ben decorato. E’ arrivato il momento di rientrare al villaggio di Mohammed, il cielo si sta scurendo e tingendo di nero, e questo potrebbe essere un facile messaggio di acqua e tempesta in arrivo o, date le condizioni, di una fredda notte desertica alle porte, che potenzialmente può nascondere tanto predoni tra le dune quanto stelle luminose ad accendere il cielo come uno specchio di brillanti.
Arriviamo alla stazione degli autobus solo per scoprire che l’ultimo ha lasciato Guelmim 20 minuti fa. Mohammed non sembra preoccuparsi molto. Mi dice di aspettare all’ingresso della stazione, in mezzo alle macchine sgangherate e arrugginite. Il villaggio non è lontano, appena pochi Km, ma non vorrei essere costretto ad assaggiare il piacere di farmeli di notte, in maglietta e braghe di lino, in mezzo al deserto marocchino.
Mohammed torna poco dopo, dicendo che avremmo lasciato Guelmim in una mezz’ora al massimo. Ora, io lo so che quando un africano dice mezz’ora, in verità intende un tempo variabile superiore all’ora, tuttavia non volevo guastare il sorriso di Mohammed, che era più che contento di essere riuscito a trovare un trasporto in così breve tempo.
Dopo un tempo variabile, superiore comunque all’ora, passato sul ciglio della strada, a guardare le auto cariche di persone allontanarsi incerte sulle piste incise nella sabbia, montiamo sul nostro Taxi Brousse, fedele compagno di ogni viaggiatore in Africa. Con noi anche altre 7-8 persone almeno, tutti sistemati alla bene e meglio sul retro di un grosso pick up anni 80, con i freni stridenti e il motore tutto vibrazioni e gorgoglii.
Comincia la corsa, e le luci di Guelmim si allontanano a rallentatore, diventando come i fari di un presepe acceso nel centro di una stanza, di quelli che si guardavo da bambino la notte di Natale, quando a piedi nudi si aspettavano in silenzio i doni.
All’improvviso, proprio dietro una curva e a ridosso di una montagna rocciosa, di quelle da cui la roccia friabile cola giù come fosse liquida, il pick up comincia a sbandare, a rallentare, a dare segni di cedimento. Io non ci voglio credere, ma lo so che cosa significa questo rumore: problemi in arrivo, con i Taxi Brousse ce n’è sempre. Una volta sono rimasto fermo quasi due ore nel centro di una strada in mezzo al nulla, cercando il modo di riparare, insieme all’autista, un piccolo guasto alla cinghia del motore. La macchina rallenta dolcemente ora, fino a fermarsi poco più avanti, lasciando spazio ai fischi della notte di rimanere padroni indisturbati dei suoni d’intorno. Per fortuna è finita solo la benzina. Poteva andare molto peggio. Tuttavia la benzina non è una cosa così facile da reperire, specie se si è di notte, bloccati tra due dune, nel sud del Marocco. I passeggeri scendono dai sedili e dal cassone e cominciano a gironzolare intorno al Pick- up, da lontano sono distinguibili solo grazie ai fari che il bestione meccanico tiene accesi, esalando il loro alone nel buio.
Le voci dei passeggeri sono così piccole e flebili, compresse in questa gola di montagne di fango e di creste brune e scheggiate. Sono come moscerini, si disperdono nell’abbraccio ovattato che rischiara i loro visi, sfregiati da un vento fresco e leggero che spettina loro i capelli.
Non passa molto che un’altra macchina, anch’essa carica di gente, si ferma a raccoglierci. Eccomi quindi a ricominciare la corsa, aggrappato in modo ancora più sacrificato, in equilibrio tra il bordo del cassone e le mani di Mohammed, sul retro di quest’autobus,
unico nel suo genere, ma diffuso dal Nilo fino al Niger. Lui, sebbene tossendo e sputacchiando in tutte le direzioni, è sempre in grado di riportarti sulla via di casa.