Mare 2.0
Sono al mare. Con i bimbi da sola. Come si faceva negli anni 80/90, quando madri lavoratrici e non facevano armi e bagagli e si trasferivano per due mesi a far respirare iodio ai pargoli sperando in un anno senza mal di gola e otiti. Beh, anche io ho fatto questo passo e mi sono stabilita. In campeggio. In realtà campeggio è un parolone. Perché quest’ultimo presuppone stoicismo, arte di arrangiarsi, sacrificio, fatica e qualche rinuncia. Io invece, Francesca culopesante, sono piena di optional, che spaziano dalla lavatrice passando all’aria condizionata, finendo alla connessione personale wi-fi. Mi sa che i tempi sono cambiati. Se non ci fossero le api, calabroni, lucertole e gechi potrebbe sembrare tranquillamente di condurre una vita cittadina. Essendo sola con i bimbi una volta messi a posto loro, sono in pace con il mondo…mi nutro direttamente dalla busta di insalata di quarta gamma, e se proprio ho bisogno di proteine mi apro una Simmenthal, che mangio direttamente dalla scatoletta. Una pacchia. Non apparecchio, non sparecchio, non lavo. Fatto sta che si è sparsa la voce che sto mangiando poco, e mia nonna mi ha raggiunta qui. Si sa, per le nonne sei sempre anoressica e con qualche problema che solo loro possono risolvere e solo a loro puoi confidare. Mi ha fatto l’ovetto a zabaione alle 8, mi prepara il latte e caffè alle 9, poi mi fa i fagioli, ma non quelli in barattolo, che “quelli te li mangi quando stai da sola”, i fagioli devono essere freschi. E siccome i fagioli devono essere cotti a mestiere, lei ha comprato anche una pentola ad hoc. Mi ha cucinato le alici fritte e le zucchine alla scapece. Ha detto che domani mi fa gli gli gnocchi…vorrebbe farmi i cannelloni ma peccato che non ho il forno. Mi ha sistemato i cassetti, pulito i pensili della cucina mettendo ogni cosa in ordine di altezza crescente, cosicché, quando lei andrà via, io sarò capace di trovare tutto velocemente. Ha sfruttato ogni singolo pezzo di spago, organizzato gli angoli e le mensole. Prima eravamo sul dondolo sorseggiando il caffè, ed è passato un gruppo di ragazzine. Avranno avuto tredici, quattordici anni. Mi ha detto, “vedi a nonna, guarda che belle, nonna alla loro età mica viveva così”. “Quando ero ancora più piccola di loro andavo al mare in tram. Essendo la più piccola del gruppo, spesso e volentieri, poiché potevamo permetterci solo un biglietto, mi dovevo appendere dietro, cercando di non farmi scoprire dal controllore e soprattutto non cadere. C’era un solo adulto che si offriva di guardare almeno una decina di bambini. Una volta arrivati al mare, non potendoci comprare i costumi, dovevamo affittarli. E come pegno dovevamo lasciare le scarpe. Le mie sorelle si erano fissate con un costume. Lo adoravano. Vedi a nonna, un giorno hanno preso quel costume e dato in cambio le mie scarpe. Io sono tornata a casa scalza, e per un bel po’ non sono uscita perchè non sapevo cosa mettermi ai piedi.”
Questa è la sua ricetta delle zucchine alla scapece:
Lavare e tagliare a rondelle di due mm le zucchine, friggerle poco per volta e metterle in un piatto. Su ogni strato mettere una spolverata di sale, uno spruzzo di aceto e qualche foglia di menta. Fare questo per ogni porzione di frittura. Coprire con la pellicola e lasciare riposare per almeno due ore.
Dio benedica le nonne. E le zucchine alla scapece.