Papaoutai – Perché hai scelto di fare il genitore?
Stromae (Paul Van Haver) è un cantante belga di origini ruandesi. Il suo pseudonimo Stromea deriva da una semplice inversione sillabica della parola Maestro (pratica usata soprattutto dal linguaggio gergale Verlan). Il suo ultimo album “Racine Carrée” ci mostra un campionario di risvolti sociali e politici che fan pensare ad una vera e propria provocazione intellettuale, trattando temi come la conflittualità tra padre e figlio (Papaoutai), le travagliate relazioni matrimoniali (Tous les memes), il fallimento e la sconfitta (Formidable), il cancro (Quand c’est?), la mancanza di acqua nei paesi più poveri ( Humain à l’eau) e il razzismo(Batard). Una vasta rappresentazione di insoddisfazione generazionale e un brutale realismo accompagnati da un coinvolgente ritmo e da brillanti giochi di parole. Oggi voglio riproporvi “Papaoutai” che sin dal primo ascolto è riuscita a catturare la mia attenzione. Canzone autobiografica, che in questo periodo sento particolarmente vicina.
PAPAOUTAI
Dites-moi d’où il vient / Ditemi da dove viene
Enfin je serais où je vais / Alla fine io sarò dove sono
Maman dis que lorsqu’on cherche bien / Mamma dice che quando si cerca bene
On finit toujours par trouver / Si finisce sempre per trovare qualcosa
Elle dit qu’il n’est jamais très loin / Lei dice che lui non è mai troppo lontano
Qu’il part très souvent travailler / Che va molto spesso a lavorare
Maman dit travailler c’est bien / Mamma dice che è un bene lavorare
Bien mieux qu’être mal accompagné / Molto meglio che essere male accompagnati
Pas vrai? / Non è così?
Où est ton papa? / dov’è tuo papà?
Dis moi où est ton papa! / Dimmi dov’è tuo papà!
Sans même devoir lui parler / Anche senza dovergli parlare
Il sait ce qu’il ne va pas / Lui sa cosa non va
Hein sacré papa! / Ah Sacro Papà!
Dis moi où es-tu caché! / Dimmi dove sei nascosto!
Ça doit… / Devi farlo…
Faire au moins mille fois que j’ai compté mes doigts / Fallo almeno prima che conti le dita altre mille volte
Où t’es? Papaoutai? / Dove sei? Dove sei papà?
Où t’es? Papaoutai? Dove sei? Dove sei papà?
Outai outai où papaoutai? / Dove sei dove sei dove sei papà?
Quoi, qu’on y croit ou pas / Tuttavia, che ci crediamo o no
Y aura bien un jour où on y croira plus / Ci sarà un giorno in cui crederemo eccome
Un jour où l’autre on sera tous papa / Un giorno o l’altro saremo tutti papà
Et d’un jour à l’autre on aura disparu / E da un giorno all’altro saremo tutti andati
Serons-nous détestable? / Saremo detestabili?
Serons-nous admirable? / Saremo ammirabili
Des géniteurs ou des génies? / Dei genitori o dei geni?
Dites nous qui donnait / Dimmi chi è che dava
Sans soucis responsable! / Responsabilità senza preoccupazioni!
Ah dites nous qui diar / Ah spiegateci la diarrea
Tout le monde sait / Tutti lo sanno
Comment on fait des bébés / Come si fanno i bambini
Mais personne sait / Ma nessuno sa
Comment on fait des papas / come si fanno i papà
Monsieur j’sais tout / Mio caro signore, io so tutto
On aurait hérité, c’est ça / L’ho ereditato, è così
Trop d’sucer d’son pouce ou quoi? / Troppo succhiare il pollice o cosa?
Dites nous où s’est caché / Dimmi dove si è nascosto
Ça doit… / dev’essere così
Faire au moins mille fois qu’on a bouffé nos doigts / Fallo almeno prima che mangi le dita altre mille volte
Où t’es? Papaoutai? / Dove sei? Dove sei papà?
Où t’es? Papaoutai? Dove sei? Dove sei papà?
Où t’es? Papaoutai? Dove sei? Dove sei Papà?
Outai outai où papaoutai? Dove sei dove sei dove sei papà?
Où est ton papa? / Dov’è tuo papà?
Dis moi où est ton papa! Dimmi dov’è tuo papa?
Sans même devoir lui parler / Anche senza dovergli parlare
Il sait ce qu’il ne va pas /Lui sa cosa non va
Hein sacré papa! / Ah sacro papà!
Dis moi où es-tu caché! / Dimmi dove sei nascosto!
Ça doit… / Devi farlo
Faire au moins mille fois que j’ai compté mes doigts / Fallo almeno prima che conti le dita altre mille volte
Ultimamente mi capita spesso di guardarmi in giro e domandarmi quale sia il motivo che spinge le persone a voler diventare genitori. Alcuni dicono che mettere al mondo un figlio sia il senso della vita, io lo vedo solo come un atto di puro egoismo. Per molti un capriccio, per altri un bisognoso buco da colmare nell’anima.
Possiamo lasciare questa terra sapendo che di noi non vi rimarrà traccia? Possiamo invecchiare sapendo che non ci sarà nessuno a cui lasciare le nostre memorie, a cui insegnare ciò che sappiamo? Alcuni si ritrovano per caso ad esserlo, e si abituano semplicemente all’idea. Ma a me l’idea di avere un figlio incute terrore. Sarà la mia giovane età, sarà il mio acerbo senso materno, sarà il mio inesorabile cinismo, ma a me viene su il panico immaginandomi di diventare madre. Forse un giorno lo sarò, chissà, ma continuo ad interrogarmi su quando si è davvero pronti, su quando sia il momento giusto e sul misterioso perché. Guardo mia madre mentre mi sorride. Mi giro e vedo mio padre, siamo due gocce d’acqua. Si cresce idealizzandoli, credendoli superuomini e superdonne. Ma è solo quello che vogliono farci vedere. E’ quando li si scopre per quelli che sono davvero, semplici esseri umani identici a tutti gli altri, che ti pervade un senso di delusione cosmica. Ti trovi a guardare indietro e gli scheletri nell’armadio iniziano a bussare con insistenza alle porte della memoria. Rivivi quei momenti da estraneo e non da figlio innamorato. Quello che vedi è ben lontano da quello che pensavi di conoscere.
E’ davvero difficile fare il genitore? Io credo che a volte è più difficile fare il figlio di certi genitori. Una sola domanda mi tormenta: perché lo siete diventati? Spiegatemelo voi padri e madri felici, spiegatemelo perché avete voluto esserlo, perché io da figlia ancora lo devo capire.