Domande pressanti
Il rumore sordo e pesante delle presse, almeno di quelle non ancora inscatolate e isolate, batte il tempo del capannone. Un rumore assorbito dalle cuffie, ma che comunque percepisci con l’intestino, con lo stomaco. In fondo alla giornata un po’ della stanchezza la devi a quel massaggio acustico che scuote quasi sistematicamente il corpo. Ma non è certo quello il tema che appassiona Guido Rossetti, responsabile di quelle presse.
Lui pensa a suo figlio Marzio. La polizia lo ha sorpreso con la droga, in compagnia di un piccolo spacciatore. La quantità che aveva in tasca non era tale da far pensare allo spaccio, ma la compagnia sì. Tanto più che lui non si fa, e quindi è difficile spiegare perché sia in possesso di dosi per uso personale se non se ne fa uso. E’ incensurato, è fuori, va a scuola, ma intorno a lui si è creato un piccolo vuoto, che solo il tempo potrà riempire. Sì, ma di che? intorno a lui si è creato un piccolo vuoto, che solo il tempo potrà riempire. Sì, ma di che?
Guido ha pensato che forse l’ideale non è più farlo studiare, fargli prendere una laurea, meglio un lavoro o un po’ di ferma volontaria nell’esercito, perché la disciplina un qualche valore lo ha. Poi una delle eterne domande: dove ho o abbiamo sbagliato? Sua moglie si è rifugiata nel pensiero che suo figlio è tanto un bravo ragazzo e che quello è stato un incidente dovuto alle cattive compagnie. Ma Guido non si lascia convincere da tesi del genere. Sa che c’è una responsabilità: viene dal sindacato e dal mondo cattolico, sa che Dio ci lascia liberi di scegliere e che non si possono attribuire agli altri le nostre colpe e i nostri peccati. Né si può attribuire il tutto a condizioni di famiglia misera, perché con il suo salario e quello di impiegata della moglie e la casa di proprietà c’è un futuro per Marzio, senza lussi ma senza urgenze. Quindi che cosa è stato? L’avidità? La ricerca del benessere per via breve?
Le cattive compagnie non spiegano tutto, spiegano il come ma non il perché. Ha provato a chiederlo al figlio, ma lui china il capo e non risponde, o farfuglia cose come “Non lo so”, oppure “E’ stata una debolezza, volevo provare”. D’altra parte non sembra proprio che spacciasse, nessuna traccia di soldi né di spese fuori dell’ordinario.
Guido non sa darsi pace, non ha mai avuto sospetti sul figlio, né per argomenti né per comportamenti. La vita familiare non è stata straordinaria, certo con la moglie non c’è mai stato il grande fuoco della passione, ma la vita è scorsa serena senza grandi sconquassi, senza tragedie, magari noiosa ma sempre piena di attenzioni per il figlio. Finito il turno, Guido è a casa. Il figlio non è tornato, e la moglie guarda la tv mentre lui sistema la tavola per la cena, che è già pronta e solo da riscaldare. Ha un’unghia un po’ spezzata che gli si impiglia in tutti i tessuti. il piccolo recipiente del fondotinta è uscito dal suo alveo, e in mostra c’è una stagnola ripiegata. Non resiste e la apre: c’è della neve che non si scioglie al sole.