Cambiare, o no?
Antoine Lavoisier lo diceva bene “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma“. Ma trasformazione equivale a cambiamento? E soprattutto, cambiamento è l’equivalente di alterazione in peggio? Mi spiego meglio. Ultimamente ho sentito dire “non cambi mai” ma ogni volta il senso (o il peso) che veniva dato all’affermazione era diverso. Io ho sempre concepito i cambiamenti, sia in meglio che in peggio, come una inevitabile evoluzione di fatti, oggetti, persone. C’è chi invece avverte il cambiamento come qualcosa di forzato, di inflitto, quasi come una punizione. Una spiacevole depauperazione dell’io originale nel nome di qualcosa di diverso, innaturale, che va contro la libertà di essere e di espressione.
Lo cantavano i Blind Melon nella loro Change “When life is hard you have to change“, quando la vita è dura, devi cambiare. Cambiare non è uccidere parti di se stessi per promuoverne altre, non è obbligarsi ad essere diversi per piacere o meno a chi ci sta attorno. È semplicemente l’ordine delle cose, si cambia, ci si trasforma, dentro e fuori, per far sì che la materia di cui siamo fatti compi il suo ciclo vitale, fino a diventare qualcosa di altro. È per questo che mi è sempre piaciuto l’esempio della farfalla: mi consente di essere serena al pensiero del cambiamento. Da piccola la storia del bruco che diventava crisalide mi intristiva: perché quel povero bruco deve per forza morire? Ma mi era stato poi spiegato che serviva per diventare qualcosa di più bello! Di libero. Si trasforma, cambia, passando da un livello all’altro dell’esistenza come nel normale ciclo vitale che, a quanto pare, non gli pesa. Il tutto aprirebbe una parentesi sul tema della morte… ma stendo un velo pietoso e continuo.
I Pearl Jam, dall’altro lato, davano una versione ancora leggermente modificata dell’idea di cambiamento. In Elderly woman behind the counter in a small town, il verso “It’s hard when you are stuck upon the shelf, I changed by not changing at all, small town predicts my fate” lascia pensare. Che sia difficile cambiare quando più o meno si eseguono sempre le stesse azioni, si svolgono le stesse attività e si frequentano le stesse persone è relativamente vero. Dentro di noi, non smettiamo mai di evolvere e voglio credere che sia così. I piccoli paesini non offrono la capacità di passare repentinamente da uno stato all’altro dell’esistenza; per capirci, le botte di fortuna che sono capitate a grandi nomi ora famosi in tutto il mondo perché, quel giorno, si trovavano a passare di là dove sono stati scoperti, non succedono a tutti. E quindi cos’è? Si cambia restando invariati? Perché se tutto attorno a noi si evolve, è possibile che nella nostra staticità si resti sempre gli stessi?
No. L’evoluzione non può essere fermata, anche se a giudicare dall’andazzo degli ultimi trent’anni sembra che invece di incrementare la nostra capacità cerebrale ci sia in realtà la tendenza inversa: i cervelli si impigriscono, le menti brillanti risultano come fulmini a ciel sereno e tutti siamo, chi più chi meno, nella sfera dell’ordinario. Ma evolversi non è dato dal caso. A volte la metamorfosi porta innovazione o rinnovamento, altre semplicemente correzione e rimodellamento, altre ancora una mutazione silente, che c’è ma non si vede. È qualcosa dentro che non è più lo stesso. Può essere un sentimento che diventa talmente vasto da catturati senza lasciarti più andare, o può essere il vuoto che prende il sopravvento andando a cancellare ogni traccia di umanità. Succede. È normale. È il regolare cambiamento delle cose.
Non è facile cambiare. O meglio, non è facile accettare che tutto cambi. Perché la facilità sta nel fatto che è inevitabile, così come la morte. Eppure chi non ammette l’esistenza del cambiamento spesso e volentieri è chi non è intimorito dall’idea di dover, prima o poi, soccombere alla caducità della vita. Io, che di cambiare ne faccio stendardo, la morte la odio. “Non cambi mai” lo associo quindi al mio modo di essere, non di agire. Certo, la personalità si modella, prende forme diverse, si adatta alle situazioni o cerca di combatterle, ma ciò che rimane immutato, per quanto evoluto, è il principio fondamentale dell’esistenza. Se una persona è forte e tenace lo sarà sempre, è il modo in cui reagisce che cambia. Si è sempre in tempo per cambiare. Cambiare strada, cambiare macchina, cambiare casa, cambiare vita… dobbiamo solo convincere noi stessi. Auguri!