La disfatta del Mondiale e le ragioni del buon Mario
Tutto questo perché sono negro. Come se gli altri non sbagliassero, come se gli altri fossero perfetti. Loro non hanno avuto la vita che ho avuto io, non hanno fatto i miei stessi sacrifici. Facile a dirsi, tu sei negro, non ci sono negri italiani. Ma io amo questa maglia e quest’Italia come e forse anche più di loro, che l’hanno avuta per sè dalla nascita, mentre io l’ho dovuta faticare, sudare, meritare ogni giorno.
Dicono che ho un brutto carattere. Che sono borioso, scontroso, irritabile, vendicativo. Non è così, è solo apparenza. Nascondo dietro un fare burbero una grande sensibilità. Dicono che non sono un campione, che non mi comporto da campione. Vorrei vedere voi, a veder sprecato in questo modo il sogno d’una vita intera. Un gol l’ho fatto, uno l’ho sbagliato. Capita. Ma andate a vedere quanti altri passaggi mi sono andati a segno. Uno, due, se non forse zero. Niente di rilevante m’è passato per i piedi che si possa dire ch’io abbia sprecato.
E allora non capisco il perché mi vengono mosse tutte queste critiche, come se io fossi l’origine d’ogni male, il peccato originale, la causa prima della disfatta italiana a questo Mondiale. Se non sono stato il migliore in campo non accetto neanche lo stigma del peggiore, perché gli altri, non tutti per amor di verità, ma la gran parte non hanno sfigurato meno di me, con l’aggravante della superbia, che io non possiedo.
(…) e questo solito vizio tutto italiano di tenersi stretti posti e poltrone, finché non sopraggiunga, con annessa figura di merda, lo stremo delle forze (…)
Si abbia il coraggio invece di fare spazio ai giovani, di abbattere qualche cariatide, di rinnovarsi una buona volta, in questo cazzo di paese. Facciamo che sia possibile, almeno in questo calcio a cui teniamo tanto e in cui vogliamo assolutamente primeggiare, come se non ci fosse cosa più importante o problema più urgente da risolvere.
Ma che ve lo dico a fare. Questo è un paese alla rovina. Dove di pallone non si gioca ma si muore. Dove la gran parte di voi sono così razzisti da ritenere impossibile che questa lettera l’abbia scritta io.
E’ arcinoto, infatti, che i negri non sanno leggere, figuriamoci scrivere.
Ti sembro stronzo? Scusa, sto provando solo a mettermi in un punto di vista diverso dal mio, magari mi convinco. Non ti sembro stronzo? Spiegami perché nei commenti. E se vuoi approfondire, vai a leggere quaggiù la presentazione di questa mia rubrica.