Rossa dalla vergogna
Mi piacerebbe sapere se anche a voi è capitato di arrossire. Arrossire di vergogna fino alla voglia di seppellirvi in quel preciso momento. Come quando parli a lungo con uno che ti piace o che è importante e solo dopo ti accorgi di avere del prezzemolo tra i denti. Oppure quando vai in ufficio con una bel completo nuovo e solo la sera, stanca morta, quando ti sfili le scarpe, ti accorgi di avere ancora il cartellino attaccato.
Oppure vi si sono mai strappati i pantaloni o sfilate le calze prima di un incontro formale? E la forfora? Arriva sempre quando hai le maglie nere, non c’è niente da fare. Oppure vi é capitato mai di prendere una bibita o un caffè al bar e tutti assorti in una discussione sull’iphone uscire senza pagare? Oppure chiamare col nome della ex la nuova fidanzata. Andare alla cassa del supermercato con il carrello pieno fino all’orlo per accorgersi solo nell’attimo in cui si sono riempite le buste di non avere né contanti né bancomat. Di essere sorpresi a copiare spudoratamente all’esame di chimica organica oppure di vomitare in una piazzola di sevizio sull’autostrada perché ubriachi persi. Beh, se non questo, vi sarà sicuramente capitato almeno di cadere in una pozzanghera oppure di arrivare il giorno prima ad un appuntamento fissato per il giorno dopo. Ma quella colossale, quella che non dimenticherò mai, quella che merita l’etichetta di special one, l’ho fatta all’università, assieme ad una mia amica, tale Amalia.
Situazione: la mia università è ubicata nella Reggia Reale di Portici. Noi, le cortigiane, eravamo, come dire, simpatiche. Comunque un giorno, volendo fare le splendide, cominciammo a fissare uno, con le stampelle, un po’ serio, messo in un angolo. Fissa oggi, fissa domani, iniziamo a chiacchierare; non era ancora giunta l’era dei vari fb e chat varie. Di soppiatto, le crocerossine che albergavano in noi si facevano strada prepotentemente. Volevamo a tutti i costi inserire quel ragazzo con le stampelle nel gruppo. Quale occasione migliore dell’organizzare una partita di calcio nell’aula autogestita. Ideona del secolo.
Dai X, se vuoi puoi fare due tiri con la gamba non ingessata. No grazie. Dai su provaci, ti metti a porta. No, grazie, davvero. Vabbè dai, allora non essere così triste, tra un po’ togli il gesso, e vieni a giocare anche tu, tranquillo. No, ma grazie. Mamma mia però come sei pesante… E ridi un po’, anche io mi sono ingessata un braccio… dopo un po’ ti ci abitui. Ragazze, io le gambe non le ho. Me le hanno amputate dopo un incidente in moto. Il gelo. La faccia rossa. Rossa come la red velvet, uno dei miei dolci preferiti:
2 uova
200g zucchero
200g farina
60g burro morbido
60g olio di semi
120g latticello* (per ottenerlo, mettere un cucchiaio di succo di limone in mezzo litro di latte e lasciare riposare a temperatura ambiente per almeno 15 minuti)
un pizzico di sale
una bustina di vanillina
10g cacao
1 o 2 g colorante in polvere rosso fragola (?)
8g di lievito
prepariamo il latticello e rendiamo il burro molto morbido, poi uniamo olio e uova e sbattiamo con le fruste per bene. In una ciotola a parte mettiamo farina, zucchero, sale, vanillina, cacao e colorante e mescoliamo a secco (ovviamente se usate il frullatore dovete setacciare tutto).
Mettiamo la metà della polvere nel battuto di uova, burro, olio e il latticello, sbattiamo un paio di secondi e incorporiamo il resto.
Sbattiamo per circa 7 minuti e prima di infornare mettiamo il lievito.
Versiamo in uno stampo da 22/24 cm (dipende quanto la volete alta) e inforniamo a 165° per circa 45 minuti.
Dopo la cottura si lascia raffreddare su una gratella e poi si mette un paio d’ore in frigo prima della farcitura.