L’ultima occasione
La bellezza di Ilaria Giacomelli non era in discussione. Ogni scuola ha il suo mito femminile, quello del quale si ha memoria e anche nostalgia venti, trenta o quaranta anni dopo. Era appena arrivata in prima liceo perché la quarta e la quinta ginnasio le aveva fatte dalle suore, scuola per ricchi, dove con un po’ di incentivi e di offerte si poteva procedere speditamente verso la maturità. Ma Ilaria si era stufata e aveva chiesto e ottenuto dai genitori di andare al miglior liceo statale della città, buon ambiente studentesco, professori equamente carogne, preside comprensivo e aperto al nuovo finché pareva a lui, reddito medio di buona sostanza, una storia edificante di qualità di insegnamento.
Era in prima A, ma ovviamente gli estimatori sbavatori erano diffusi lungo tutto l’alfabeto.
C’erano i più baldanzosi che si presentavano con pretesti e proposte vari. Ilaria, che portava la propria bellezza con grande tolleranza, non snobbava mai nessuno: intratteneva una semplice conversazione al termine della quale si scusava di non poter aderire all’invito per una certa ragione oggettiva. Si era formato quindi un rosario di no, che i più timidi sgranavano in ogni momento a dileggio dei baldanzosi e a scudo della propria pavidità. In realtà Ilaria qualcuno in mente l’aveva e ovviamente era uno di terza. Certo lui la guardava, ma lo sguardo lasciava intendere che l’età aveva la sua influenza, anzi si diceva di lui che stesse con una più grande già all’università. Ma probabilmente il sorriso di Ilaria produceva un sussulto ormonale anche a lui.
Un vero rimescolio gastro-uro-coronarico di sicuro lo scatenava in Alessandro, detto Sandrino, Malcontenti. Un ottimo studente di seconda F, bravo specialmente in matematica e filosofia. Da quando aveva visto Ilaria non era stato più lo stesso. Se ne era accorta anche sua madre. Un po’ più taciturno, distratto, con una eccessiva chiassosità in compagnia degli amici. Lui, come si dice, ci aveva provato, era uno di quelli che aveva allungato il rosario dei no. Ed era rimasto male. Non pensava di farcela alla prima, ma aveva capito che non c’era un secondo un terzo tentativo, come nel salto in lungo, specialità nella quale eccelleva mediocremente. E questo lo irritava. Decise comunque di riservarsi una ultima occasione per far capire a Ilaria che cosa provava per lei e chi lui fosse, non un ragazzino come tutti quegli altri stupidi ai quali aveva detto no. Ma non poteva ripetere la scena avvenuta a scuola nell’intervallo, occorreva scegliere fuori dalle mura solite, senza tanti occhi a godersi la scena. Decise che il momento ideale fosse quando Ilaria usciva dalla casa di una amica dalla quale andava a fare i compiti, verso le diciannove.
E così fece, aspettandola per oltre mezzora. Quando vide il portone aprirsi si avvicinò.
Ilaria fu sorpresa ma sorrise: <Ciao, che fai qui?>.
<Devo dirti una cosa> rispose Sandrino spingendola delicatamente nel portone. E lì le disse tutto. Ma da solo non ce la avrebbe fatta mai, fortuna che c’erano due amici a tenerla ferma. Altrimenti a che servono gli amici? E poi, l’unione fa la forza.