Quel restyling di Massimo Ranieri
RAI Uno, intorno alle quattordici. Mentre io strafogo pennette al pesto in due minuti, sullo schermo un Massimo Giletti che io non ascolto, mi scoccia, non mi piace quello che dice. E però non posso fare a meno di guardarlo, sguardo acquitrinoso che non cambia qualunque sia l’argomento trattato; lui è sintonizzato su “dettagli del delitto di Cogne”, in alternativa “globuli rossi sul caso Melania”.
Trasuda coltellate, moralismi, giudizietti da cortiletto, lui è modulato su un uditorio da sensazionalismo, lui presenta tutte le cose che riguardano padre Pio e beatificazioni varie. Lui. Lui che parlando di Domenico Modugno, tant’è che il programma si chiama “Penso che un sogno così“, lui che sta dicendo che Volare rappresenta noi italiani in tutto il mondo, proprio adesso che l’Alitalia è sotto il controllo arabo e l’affermazione risulta di plastica ciento per ciento.
E poi spunta Massimo Ranieri, non so da dove, io stavo guardando le pennette al pesto che a inforchettarle ci vuole arte. E’ di plastica, gommoso, la faccia di Bernardo Provenzano con la parrucca di Brunetta dei Ricchi e Poveri: tu, look maker/coiffeur di Ranieri, perché esponi il tuo cliente a tanto ludibrio, non sarebbe meno ridicolo lasciargli i capelli bianchi?Truccarlo un po’ meno?
Tu, look maker di Ranieri, sei più criminale del primacitato Bernardo. E però quando Massimo Ranieri comincia a cantare, così misurato, equilibrato, umano, ritorna tutta la leggerezza della TV di tanti anni fa, quando i sorrisi erano credibili, le risate misurate, i drammi contenuti.
Oggi no, o deliri, o ti sciogli in lacrime, o sei inespressivo (e allora ti mettono a fare le fiction della domenica sera).
Poi torna Giletti e allora scappo io – bisogna difendersi.