Stampa irresponsabile
Il consiglio comunale va avanti ormai da tre ore. Una di quelle riunioni di consolidata inutilità, dove l’intervento, in quanto superfluo, è irrinunciabile. Un pedissequo susseguirsi di suoni poco significanti. Il tema in realtà non è da poco. Anzi è grandissimo: la pace e l’integrazione tra i popoli, materia sempre fascinosa per i consigli comunali costretti tra asili nido e buche nelle strade, con i suoi riflessi sull’azione locale, tra venditori abusivi, lavoratori a nero, zingari, lavavetri. Il problema è far coincidere le grandi aspirazioni con le piccole verità. Magari sentendosi non solo amministratori di un grande condominio chiamato città, ma politici a tutto tondo, globali.
E quando si sviluppa questo dilemma, le passioni fanno aggio sulla ragione e le parole corrono libere e un po’ roboanti. Un consigliere di destra ha tenuto il suo comizio: si è sbracciato sulla identità nazionale, si è lasciato andare sui valori cristiani, anche se non va in chiesa mai, ha puntato il dito sul lassismo giurisdizionale e morale, invoca un uso più massiccio dei vigili urbani per combattere quel coacervo di sentimenti e di percezioni, che pesano dei fatti, che va sotto la voce “degrado” . Più volte è stato interrotto, anche con qualche insolenza e qualche richiamo al suo passato di non limpidissimo democratico, pecche giovanili al massimo condite da qualche randello, nulla di più.
Il tema in realtà non è da poco. Anzi è grandissimo: la pace e l’integrazione tra i popoli, materia sempre fascinosa per i consigli comunali
La stampa se ne sta svogliata a parlare tra sé. Una quota di cinismo presente nel mestiere e l’intolleranza verso la minestra riscaldata tengono accuratamente lontane le penne dai taccuini. E questo preoccupa Tommaso Cardi, che ha appena avuto la parola. Attacca con veemenza, va diritto al problema dell’uguaglianza di tutti con tutti, cita la Costituzione, critica anche la giunta per l’insufficienza di quanto fatto per favorire l’integrazione, ricorda anche Luther King e Malcom X, anche se quest’ultimo non se lo ricorda quasi nessuno. Accusa la parte avversa di sognare un nuovo apartheid e tenta dell’ironia chiedendo al presidente dell’assemblea di invitare Nelson Mandela; in realtà il presidente replica che il tempo è scaduto e che non può concedere proroghe.
Il consigliere Cardi resta un po’ male con il concetto a mezzo, ma si ferma e si dirige verso il gruppo sfaccendato dei giornalisti. Cerca di sottolineare la diversità del suo intervento rispetto a quello degli altri, e il fatto che sia pertanto meritevole di attenzione sulla edizione del giorno dopo. Distribuisce anche il testo dell’intervento che i giornalisti accettano con l’aria di chi sa dove si trovi il cestino più vicino.
Cardi lo capisce, e si avvia all’uscita che tanto è ora di cena. “Bastardi, mai un rigo per me, nemmeno su un tema del genere che certamente ho trattato meglio degli altri, tutto lo spazio sempre e solo alla capogruppo. Capisco che sia di bell’aspetto, ma che diamine“. Fuori dal palazzo comunale due bambini petulanti gli chiedono l’elemosina camminandogli accanto, uno di qua e uno di là: “Bambini, lasciatemi stare, non è serata. E tornatevene al paese vostro, uffa che palle“