Parlare del tutto e del nulla, si può? Caosferica-mente sì!
Caosfera (Caosferica-mente)
Scoppia
nel cuore dell’universo
il primo battito
o l’ultimo respiro…
Cenere o polvere
terra o cielonessun’ ombra al seguito
quando nessuna luce guida.Uno sguardo, un sorriso
La tempesta.
Il raggio di sole che riscalda l’anima,
la goccia di pioggia che spegne la sete,
la lacrima che sgorga dalle fonti di monti lontani
vette innevate risvegliano dolci sapori
affogati in oceani di dolore;la mano che sfiora colline spogliate,
le dita che pettinano chiome di boschi inesplorati.Il brivido e la città sussulta.
La scossa e la pelle esulta.Esplosioni
Sconvolgono le forme.
Attori di un dramma scritto
Ancor prima di essere pensato
Svaniscono.Il corpo
Mondo da scoprire.
Il mondo
Corpo da esplorare.Sconvolto
Violato
Chiude gli occhi e sopporta.
Guarisce?
Dimentica?Aspetta.
Le distese pianeggianti levigate dai sospiri,
I ghiacci sciolti dalla tiepida carezza,
Il piede si adagia delicato sulle foglie cadute
Mosse dal vento in turbini di pensiero;Uragani di ricordi inondano le menti
E tacciono le labbra di paesi nascosti
Da nebbie ubriache di sentimenti.L’onda si infrange su scogli di ceneri ardenti,
La brezza sincera sussurra nenie distanti,
Viaggia il pensiero fra deserti di stuporeMalinconico e teso;
Nell’attesa della ferita finale, la più vera, la più viva
Sanguina
Il metallo scorre nelle vene
Fallisce
Trema l’animo, in volo, in caduta libera
Barcolla
Sotto lacrime insistenti di un cielo che sorride. E mente.Bagliori.
Riflessi nell’oscuritàRiflessi.
Bagliori nella notte dei tempiAttesi
PregatiChiude gli occhi e ascolta.
Aurora, alba?Risveglio?
Aspetta.
Gambe stanche di correre invano in radure fluttuanti,
Spalle ormai rocce sotto il peso dell’angoscia silente,
Rovine incombenti scivolano nell’abisso
Specchiandosi in laghi di luce accecante;Si spengono le micce di occhi sognanti
Giardini infiniti di un pianeta che vibra
E scuote la testa negando la vittoriaO la sconfitta
E vincitori e vinti aspettano il verdetto;
La fine, l’inizio, la disfatta, la gloria.
Sorrisi
Riempiono i vuoti.
Pedine di un gioco universale terminato
Ancor prima di essere iniziato,
Danzano.La bocca sazia di parole
Frutti dell’albero della vita che cresce
Muto fra le orecchie di muraglie disperse,L’odore si espande fra le calli di un sentiero infinito,
Colora gli spazi di stelle senza nome:Corpi celesti o mondi irraggiungibili
Cadono nel vuoto, in un infinito
brillio.
L.G. Venezia, 2005
In realtà pensavo risalisse a molto prima questa noticina. Tempo fa mi risultava più semplice tradurre a parole certi pensieri. Poi, se non si riusciva a capire di cosa stessi parlando, mi rendeva ancor più fiera. Ricordo che l’avevo fatta leggere a qualcuno, forse un familiare o un’amica, e l’espressione basita già alla seconda strofa mi aveva colpita come un dardo in pieno volto.
Ma come? Possibile che faccia proprio così pena? Eppure me ne ero vergognata. Non avevo offeso nessuno, non avevo mancato di rispetto e nemmeno sporcato la dignità di alcuna persona però mi sentivo come se avessi scritto una bruttura indescrivibile. A rileggerla a distanza di più d’un lustro, quasi due, mi domando dove sia finita quella persona che di getto scriveva in versi non riuscendo ad esprimersi altrimenti.
D’altronde sono sempre stata fan dei versi trentuno e trentadue del Cinque Maggio di Manzoni: Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza. Quindi, chi vivrà vedrà; nel frattempo la rileggo con gli occhi di una persona che attraverso questi versi ricorda quel periodo. In realtà non è cambiato molto da quelle metafore e da quel modo di dire e non dire che tanto, se non si capisse a che si riferisce, è anche meglio.
Più o meno, caosferica-mente parlando, quello che viene detto da molte persone non è poi così chiaro nemmeno quand’è espresso in prosa. Che male c’è? Se la realtà oggettiva non esiste, e quella in cui viviamo è solo frutto di molteplici verità mescolate una all’altra che si tengono per mano come fanciulle in un girotondo, chi è ognuno di noi per dire “questo vale e questo no”?
Siamo liberi di fare, scrivere, dire, raccontare, ascoltare, chiamare ciò che vogliamo, liberi di essere noi stessi spaziando tra le varie realtà che ci vengono a trovare. Se non offende nessuno, ovviamente…
Più che creare legami con la Magia del Caos intesa come utilizzo di pratiche magiche, rituali e sperimentazioni di ogni genere, qui mi ritroverò a giocare unicamente con i miei mezzi di interpretazione della realtà: la scrittura, la riflessione riportata a parole e lo schizzo.
Un po’ come i discorsi lasciati a metà. C’è chi si irrita al pensiero di non terminarli e chi invece li usa come input per una futura conversazione
In fin dei conti c’è sempre qualcosa che potrebbe essere d’interesse, o di scherno, o giudizio, commento o apprezzamento, in una parola, o nel modo di pronunciarla, o nel tono, o nel movimento che la segue, eccetera. Mal che vada, c’è sempre la possibilità di dire che tutto è stata una sciocchezza, a patto d’avere i mezzi e gli argomenti per sostenere la nostra tesi.
Un po’ come i discorsi lasciati a metà. C’è chi si irrita al pensiero di non terminarli e chi invece li usa come input per una futura conversazione che potrebbe in un secondo momento sfociare in…