Chi ci salverà dal debito
La discussione è animata, ogni tanto i due si danno un po’ sulla voce. Non litigano, no davvero. E’ che come accade spesso nelle discussioni ciascuno parla a prescindere dall’altro, e le parole altrui servono solo a raccogliere le idee per ciò che si vuole dire subito dopo.
“Guarda” – dice il primo – “non è esattamente così. Io credo che cedere sistematicamente alle pretese di tutti ci impedisca di sanare il bilancio. Sembra quasi che il saldo di bilancio sia un problema astratto. Noi stiamo male perché siamo indebitati, non perché spendiamo poco in spesa sociale…“. Ma l’altro si sovrappone: “Questo è un argomento da ricchi, da chi sta poco con la gente comune e tu, credimi Mario, sei l’archetipo di chi non capisce le persone comuni, hai sempre fatto politica ma sei nato ricco…“. “Possibile che non ti riesca mai fare un ragionamento politico, ma solo personale? E non mi puoi fare una colpa di essere nato in una famiglia di imprenditori affermati…“.
C’è solo un’altra persona nello scompartimento, è una signora distinta, senza lusso ma ben tenuta. Mostra di leggere un femminile, ma da quando è cominciata la discussione si diverte ad ascoltare anche se sa che non è buona educazione. Con spontaneità sente di essere vicina non a Mario, ma a quell’altro. Lei è nata da famiglia semplice e ora, a quasi cinquanta anni, dopo sacrifici a furia di borse di studio e tanto lavoro, ha la sua aziendina di informatica. Viaggia in prima per rivalsa, ricorda che quando era piccola con la famiglia le toccava sempre la terza con quei sedili di legno, lucidi e scomodi. Potrebbe viaggiare in seconda, spenderebbe la metà e starebbe di fatto uguale, ma crede di avere diritto alla prima.
“Ascolta Giovanni. Veramente non ti capisco. Lascia stare le diversità storiche tra noi. Non puoi sostenere di non capire che il debito dello Stato sia la peggior iattura per tutti i ceti sociali, ma soprattutto i più deboli. Se non ci sono abbastanza soldi per loro è proprio per il debito”. “Hai ragione Mario, ecco perché penso che ci sia una strana distribuzione del carico fiscale. In ogni caso non si può fare il risanamento a carico del reddito fisso, che meglio sarebbe chiamare del reddito insufficiente. Se strozzi il malato lui muore, non guarisce”. “Ma che esempio scemo … Ma dai. Ma credi proprio che si faccia star meglio la gente con qualche euro in più? Bisogna abbattere le tasse, allora sì che si liberano risorse, ma per buttare giù l’avidità del fisco bisogna ridurre il debito. Ma va bene così, passiamo ad altro. Dove stai andando, Giovanni?”. “Non me ne parlare. Sto raggiungendo mia moglie a Venezia. Se avessi saltato anche questo week end mi avrebbe tolto il saluto”. Pausa, e poi aggiunge sotto voce ridacchiando: “E anche il resto, sai come sono… E tu, Mario?“. “Vado a caccia in Croazia con amici. Anche noi abbiamo diritto a un po’ di relax”. “Ci mancherebbe…”. “Signori, biglietto, per favore…“.
La signora estrae il suo, il controllore lo guarda e lo buca. Gli altri due, quasi contemporaneamente, mostrano l’ovolino e si presentano. “Onorevole Mario Arcangeli”, “Senatore Giovanni Prestifilippo”. La signora non finge più di leggere la rivista, ha lo sguardo verso il finestrino. Ma non vede niente, pensa.