Il rientro ad Istanbul, l’abbraccio con la mia seconda casa
Le ore in autobus passano ed il panorama comincia ad essere di casa; il mare inizia a farsi spazio tra le colline ed il profumo del Bosforo apre la strada alla vista della zona suburbana della Istanbul asiatica fatta di enormi casermoni e fabbriche costruite sulle sponde del mare.
Sto tornando ad Istanbul, la città che più volte mi ha ospitato e riabbracciato dopo lunghi periodi di assenza, la città che mi ha offerto rifugio lo scorso anno, dopo un lungo viaggio solitario tra Medioriente e Balcani, la città che più d’ogni altra al mondo mi sa regalare l’emozione del continuo viaggiare ed essere cosmopolita.
Arriviamo ad Harem, la stazione dei bus della sponda asiatica di Istanbul, mi guardo intorno e non nascondo l’emozione regalando al Bosforo un immenso abbraccio fatto di un vistoso sorriso ed una piccola lacrima di soddisfazione. Harem, la stazione di mezzi che più d’ogni altra al mondo adoro, la stazione nella quale lo scorso anno i miei passi si persero tra le grida degli autisti ed il caotico confondersi di variegati profumi, prima di dirigermi verso l’avventura in Medioriente.
Attraversiamo il Bosforo con il solito traghetto che unisce due parti della città, osservando in lontananza l’inconfondibile bellezza dei lunghi minareti della Sultan Ahmet Camii affiancati da quelli più antichi di Santa Sofia.
Il traghetto continua la sua traversata sul Bosforo mentre il ponte di Galata si fa sempre più vicino ed in lontananza scorgo imponente ergersi sul piccolo poggio sopra le sponde del corno d’oro la magnifica Süleymaniye Camii.
Ci avviciniamo lentamente alle sponde del piccolo scalo di Sirkeci, poco più distante lo sguardo passa attraverso la meravigliosa architettura di una delle mie moschee preferite di Istanbul, la Yeni Camii, mentre l’Adhan risuona con vigore su tutta Eminönü.
Dove il corno d’oro si abbraccia in un tuffo con il Bosforo, il classico profumo del pesce cotto sulle griglie riempie le mie narici d’intima reciprocità con l’atmosfera circostante, i pescatori intenti a catturare qualche preda, sembrano salutarmi con le loro rituali movenze, mentre il suono della campanella avvisa il passaggio della tramway e mi lascia intendere che la vecchia Costantinopoli mi sta regalando un altro dei suoi calorosi benvenuti.
Proseguo verso una delle stazioni dei treni tra le più famose al mondo, Sirkeci, incontrando quel forte aroma di simit appena sfornato, confuso con l’essenza di castagna proveniente da alcuni banchetti mobili posti sui lati del marciapiede.
Cammino in direzione Ayasofya in cerca di un piccolo ostello a bassissimo costo dove poter dormire nella zona che preferisco, soprattutto alla sera, per la sua quiete, seppur sia la zona più turistica e trafficata della città durante il giorno, Sultanahmet.
Mi accorgo con dispiacere che i prezzi del cibo e del pernottamento sono raddoppiati o triplicati nell’arco di un solo anno, così tra una richiesta di contrattazione rifiutata in un ostello ed un prezzo esageratamente alto di un altro, opto per un letto in un piccolo ostello non lontano da Sirkeci al prezzo di undici euro a notte.
Le giornate che passerò a Istanbul scorreranno molto in fretta, tra le interminabili passeggiate verso le zone della città che più mi affascinano e che sono meno frequentate dalle orde di turisti come Kadirga, Balat, Fener e le zone popolari intorno alla moschea di Fatih con il suo affascinante “Malta Çarşı” nel quale confluiscono varie genti provenienti da tutta l’Anatolia.
Istanbul continua a cambiare nel corso degli anni, l’industria del turismo e le continue pressioni del governo turco per entrare nell’unione europea stanno modificando l’aspetto di questa gloriosa città.
I prezzi, come ricordato prima, cominciano ad aumentare ogni anno sempre di più ed alcune delle zone che non erano ancora state toccate dal turismo di massa e dal suo giro d’introiti cominciano a risentire dei primi sintomi.
Rimane ancora un’esperienza indimenticabile perdersi tra le strade poco battute di Fatih, nelle quali spesso ci possiamo imbattere in antichissime case di legno di stile tipicamente ottomano che rendono l’atmosfera di questo quartiere unica in tutta la città.
Anche i quartieri di Balat e Fener, con la loro varietà culturale fatta di un incontro continuo tra popolazioni rom, ebrei, greci e turchi continuano a sorprendermi per la loro autenticità e particolarità.