Vacanza di massa o selvaggia?
E certo, questo è il periodo in cui si comincia a pensare, organizzare, pianificare le ferie estive. Sacrosanto momento di recupero fisico e psichico. Uno le aspetta tutto l’anno e ci tiene a passarle il meglio possibile. Anche perché, per la maggior parte della gente comune, almeno quelli che se le possono ancora permettere, il tempo dedicato è sempre più ristretto. La crisi, si sa. Mancano i soldi, si sa. Mancano i soldi per potersi permettere tre settimane fuori di casa, in luoghi esotici o in alberghi montani dotati di spa e comfort di lusso.
Eppure non è che una volta di soldi ce ne fossero molti di più e le vacanze, in qualche modo, si facevano ugualmente. Certo nel mio caso era di aiuto abitare in Puglia, vicino al mare. La scampagnata domenicale era fattibile. Magari non sempre, ma ogni tanto. Turismo mordi e fuggi, si chiamerebbe oggi; allora, invece, era la normalità di chi non poteva concedersi altro.
La macchina stracolma tra salvagente, canotto gonfiabile, ombrellone e poi via, si partiva. La spiaggetta vicino casa, a una decina di chilometri, non era nemmeno delle più pulite. Le bandiere blu non erano state inventate e la coscienza ecologista, mah, forse era ancora da scoprire.
Non era insolito trovare catrame, in certe spiagge, che per toglierlo ci voleva una bella pennellata di… solvente naturale. Tipo olio di oliva. Per non dire che pure la spazzatura a volte era fin troppo presente in ordine sparso, più che nei cassonetti, che peraltro mancavano anche in città. Fortunatamente queste cose sono poi cambiate nel tempo. Cambiare le abitudini era invece più difficile.
La famiglia al completo partiva portandosi dietro tutto il necessario per il pranzo. Di solito pasta al forno, ma qualche volta anche panini. E i resti… restavano qua e là, con la convinzione che il mare avrebbe pulito tutto. Come se il mare avesse il potere purificante di pulire la spiaggia e non lasciarla insozzata. Strano modo di pensare, ma allora andava così.
Vabbè, ma vuoi mettere? Al baretto della spiaggia c’era il juke-box, i racchettoni erano già stati inventati (e sopravvivono anche oggi), così come palette e secchielli, mentre sulla sabbia furoreggiavano le bocce.
Vabbè, ma vuoi mettere? Al baretto della spiaggia c’era il juke-box, i racchettoni erano già stati inventati (e sopravvivono anche oggi), così come palette e secchielli, mentre sulla sabbia furoreggiavano le bocce.
A dire il vero c’era anche chi si poteva permettere tutta la stagione al mare, o anche un mese o due, prendendo in affitto case a costi che non potevano lasciare indifferenti nemmeno allora.
Qualche anno dopo sono cominciate le ferie di massa, tutti in agosto in località fattesi più attente al mito del divertimento, tipo la costa romagnola o quella veneta. Via i juke box, ma più discoteche, più vita notturna, mentre in spiaggia compaiono i pedalò, le moto d’acqua, gli scivoli, il parapendio e pure il fitness in riva al mare, il tutto condito da musica disco in stereofonia sparata ad un numero imprecisato di decibel. Mentre il mare fa i conti con le alghe, le meduse e qualche scia di schiuma inquietante.
Oggi che si lavora anche nelle feste comandate, un tempo sacre e dedicate al riposo, si è privati del tempo libero senza per questo averne un riscontro economico. Più lavoro, per chi lavora, meno tempo. Chi il lavoro non ce l’ha, invece, ha il tempo ma non i soldi e talvolta neppure la voglia, che forse preferirebbe avere di che sbarcare il lunario invece di stare sospeso in un limbo di “festa” continua senza prospettive.
Gira che ti rigira in fondo i soldi mancano un po’ a tutti; le lunghe ferie di una volta sono solo un ricordo.
Agosto resta ancora il periodo in qualche modo obbligato per concedersi qualche giorno di respiro. In questo mese l’offerta dei divertimenti aumenta sempre più sperando di acchiappare nuovi clienti. File ordinate di ombrelloni tutti uguali, con lettini e tavolini e passaggio di ambulanti, continuo e ininterrotto, incluso nel prezzo. Un business non si nega a nessuno. Ma i vacanzieri sono cambiati, stanno pochi giorni e in gran parte vengono dall’estero. Anzi, gli stranieri apprezzano anche quelle spiagge dove il mare non è nemmeno blu, ma sono fregiate da una bandiera dello stesso colore in nome della qualità dei servizi extra acquatici offerti.
Io, con la fortuna di avere vissuto vicino al generoso mare di Puglia, sopravvissuto all’incuria di chi forse non lo sapeva ancora apprezzare e, soprattutto, provvisto del colore che deve avere un mare, sono molto più schizzinosa. La capatina fuori porta in spiagge libere, o su scogli selvaggi dove non c’era quasi niente di organizzato, sono ricordi un po’ velati di nostalgia.
Anche in montagna qualcosa è cambiato.
Nella cronica mancanza di mezzi in famiglia ho però avuto ancora una volta fortuna: parenti che vivevano in montagna, quindi conservo qualche ricordo anche di questo altro ambiente.
Si andava in montagna, oltre che per doverosa visita ai parenti, per respirare aria buona, percorrere qualche sentiero solitario, attraversare prati e raccogliere stelle alpine. C’era chi, tra i non numerosi turisti, preferiva rilassarsi in riva ad un lago naturale, in meditazione con se stesso.
C’era molta solitudine. La montagna ha sempre instaurato uno stretto rapporto personale con chi le andava incontro. E al di là di quelle località mondane come Cortina dove conta tutto meno che il silenzio delle vette, e l’importante è mettere in mostra il proprio lusso, il turismo di massa sembrava impensabile.
Invece… D’estate, da quello che vedo in questa fetta dolomitica in cui oggi abito, c’è una specie di invasione barbarica. I rifugi in quota sono presi d’assalto da persone che spesso sono incompatibili con la vita montana. Presi forse dall’euforia dell’alta quota si avventurano in vere e proprie spedizioni senza consapevolezza dell’ambiente che affrontano. Che è un ambiente faticoso, che va affrontato con la dovuta attrezzatura, con lentezza e riflessione e da persone che non abbiano grossi problemi di salute. Invece si tentano arrampicate con scarpe da ginnastica, senza conoscenza dei luoghi, senza a volte nemmeno una giacca a vento per ripararsi, senza guardare le previsioni del tempo che – accidenti! – oggi sono anche abbastanza precise, mica come ai tempi del colonnello Bernacca. E, magari, perché non tentare anche il ghiacciaio? Lo fanno tutti!
C’era molta solitudine. La montagna ha sempre instaurato uno stretto rapporto personale con chi le andava incontro.
Il soccorso alpino, beato chi lo ha inventato, estate e inverno lavora senza sosta a rimediare all’incoscienza di chi vuole fare una vacanza diversa e finisce per trovarla davvero, ma non nel senso in cui intendeva lui.
D’altro canto, non tutti i prati si possono attraversare con tranquillità e le stelle alpine non si possono più raccogliere. La colazione è al sacco, come una volta sì, e poi si lascia il ricordino, che tanto la natura poi pulisce. Oppure si va al rifugio e si pretende il servizio da ristorante a cinque stelle.
Come cambiano le cose, in pochi anni.
Da una vacanza alla buona si è passati alla vacanza organizzata. La montagna presa d’assalto forse perché più economica? E chi lo sa. Dall’accontentarsi si è passati al pretendere. Dalla semplicità di poche cose disponibili si è passati ad una modernità usa e getta priva di comprensione. Bisogna andare, fare, con lo stesso stress del quotidiano, e finire magari col distruggere il delicato equilibrio alpino.
Come sembra lontano il tempo in cui, ragazzina, ero l’unica straniera nel paesino dei miei parenti. Ricordo ancora perfino la strada non asfaltata, quella stessa che percorrevano i muli degli alpini nella seconda guerra mondiale e che arrivava ai piedi delle montagne. Ora ci passano le mountain bike, gli atleti che vanno di corsa, i nuovi camminatori nordici con racchette, i tedeschi anziani con le cartine geografiche e il fiato corto.
Non lo so se la vacanza era meglio o peggio, una volta. È certo un diritto auspicabile. Ma lasciatemi sperare in una vacanza cui tutti abbiano accesso, che sia al mare, in montagna o dovunque vogliate o possiate, ma sostenibile, ragionata, rispettosa, rigenerante. È inutile prendersela con la natura se i nostri ritmi di vita sono angoscianti. Lei è la nostra salvezza, non maltrattiamola e faremo del bene anche a noi stessi.
E voi dove andate in vacanza quest’anno?