Flash Mob di Italia Unita per la Scienza: una battaglia e una lacrima
Roma – Domenica 18 maggio, nel bel mezzo di piazza di Spagna, un gruppo di studenti di materie scientifiche e giovani ricercatori si è radunato in nome della ricerca e della corretta informazione scientifica per dare vita ad un silenzioso Freeze flash mob. Io ero con loro, perché supporto la loro causa e penso che lo spirito di ricerca abbia decisamente bisogno di essere incoraggiato, così come sono convinta che parte dell’opinione pubblica muterebbe se la gente potesse avere accesso ad un tipo di informazione – scientifica nel loro caso, ma non solo – più corretta.
Sono le quattro di pomeriggio ed il sole picchia assai, ma loro sono lì, in camice, con in mano cartelloni informativi circa la Settimana della corretta informazione scientifica, che loro stessi hanno messo su, partendo da zero, nelle principali città italiane. Hanno una pagina Facebook dove si possono approfondire le tematiche che verranno affrontate nei vari eventi: a Roma, ad esempio, il 21 si parlerà di come comunicare la scienza, mentre il 23 pomeriggio a Cinecittà si tratterà di OGM e vaccini (Piazza Cinecittà, 11). Tematiche, entrambe, molto soggette a distorsione dell’informazione e quindi di pregiudizio da parte dell’opinione pubblica. Io penso che, a prescindere dal parere personale che si può avere, valga la pena andare a sentire queste voci che, in fondo, chiedono soltanto di essere prese in considerazione, ascoltate. Si parla infatti di informazione, l’evento è divulgativo ed aperto ad un pubblico non specializzato. Se fosse stato un evento per i soli addetti ai lavori, non sarebbero scesi in piazza. E invece sono lì, ad urlare di essere ascoltati, di non essere guardati male quando si parla di ricerca scientifica, di vaccinazione, di ahimé ancora necessaria sperimentazione necessaria -checché se ne dica, viste le tante voci che la considerano un “di più”-, dell’assurdità del metodo Stamina.
Roma ieri è stata anche invasa da un’ondata di rosa: quello indossato dalle maratonete di Race for the cure. Alcune delle partecipanti si trovavano nel pomeriggio a piazza di Spagna e c’è stata una meravigliosa sorpresa: dopo essere state chiamate a partecipare al Flash Mob e dopo aver inizialmente rifiutato, forse insospettite, le donne hanno poi deciso, in corso d’opera, di aggregarsi ai ragazzi ed alle ragazze in camice. Il bianco si è mescolato al rosa, ed io ero lì, immobile – trattavasi infatti di un Freeze flash mob – con il cartello in mano. Immobile fuori, ma dentro invasa da un tumulto di speranza forse esageratamente euforica. Perché il loro “no” mi aveva inizialmente deluso: sempre di ricerca si tratta, sempre di lotta alla malattia. E’ troppo facile prendere parte alla maratona per la ricerca e poi dirsi contro la sperimentazione animale, ma forse in Italia ancora troppe persone non pensano alla contraddizione di fondo che si cela in queste prese di posizione, in cui vince sempre la parte con maggior carico di sentimentalismo e perde quella legata all’azione concreta e razionale. Vince quindi generalmente il rosa in corsa della maratona sulla stasi bianca dei camici in protesta. Ma in fondo non stanno forse battendosi, entrambi i gruppi, per la stessa nobile causa? La ricerca l’uno, la corretta informazione scientifica l’altro, entrambi uniti dalla voglia di progredire insieme: L’Italia unita per la Scienza, per l’appunto.
Allora ho dovuto trattenere una lacrima, durante il flash mob, mentre al bianco si è unito quel rosa inizialmente scettico. Sono rimasta immobile, ma un sorriso l’ho lasciato trasparire ugualmente, perché ho sentito dentro che forse le cose possono cambiare. In meglio.