Una serie televisiva per Dacia
Una serie di telefilm tratta da Gomorra – un po’ come Romanzo Criminale. Ma mi pare un’idea grandiosa per dilatare i contenuti e il successo di un grande libro. Peccato che qualcosa del genere non possa succedere ad un’altra opera ormai pietra miliare di tanta letteratura di genere: Sulla mafia, di Dacia Maraini. Che libro.
Erano i tempi in cui la Repubblica delle Lettere si accorgeva di Saviano, si parlava solo di lui, delle minacce ricevute, del suo albergare tra caserme. Si parlava di una svolta nei modi di fare narrativa e saggistica, tanti tirarono fuori la parola docufiction, tutti sapevamo che nel mondo anglosassone fiction e non fiction capeggiano sopra le scaffalature delle librerie.
Dacia Maraini usciva con un titolo enciclopedico per un libercolo di neanche ottanta pagine e stampato con dimensioni di carattere adatte ai non vedenti.
In un grande impeto rivelatorio il libercolo riesumava l’omicidio Notarbartolo, pura archeologia trattata già esaurientemente in tomi ben più spessi – riesumava sì, si trattava di un lavoro di tanti anni fa.
Sulla mafia. Che non era solo “Affaire Notarbartolo” ma anche intervista all’autrice e qualche articoletto uscito sui quotidiani di decenni fa a mo’ di eccipiente.
C’era parecchio pubblico in sala, almeno un centinaio di persone. Dacia con il suo ombretto azzurro, con il suo fazzolettino attaccato al collo, Dacia tanto nonnina bella che tutti vorremmo. Dacia a cui tutti avremmo posto una domanda: Ha messo in conto di dover girare con una scorta? (Dacia che si sentiva fuori posto in una Palermo che aveva ben altri omicidi da rielaborare.)