Stereophonics – Mr Writer
Oggi vi voglio parlare degli Stereophonics, band gallese della scena Brit-pop nata negli anni Novanta. In Italia purtroppo vantano solo un seguito di culto, ma sono certa che riconoscereste facilmente le note di Dakota (canzone iniziale di Fifa 2006), Have a nice day e Maybe tomorrow (colonne sonore di un milione di pubblicità). Hanno da subito avuto un grande successo, soprattutto in patria e sono riusciti, nonostante le terribili critiche dei giornalisti di settore, a mantenerlo fino ad ora. Un rapporto di amore e odio quello tra la band e la stampa che li ha considerati spesso poco interessanti e banali. Rapporti che si sono poi maggiormente raffreddati nel 2001 all’uscita del singolo Mr Writer, canzone dedicata ad una giornalista che li seguì per tutte le tappe del loro tour, scrivendone poi una pessima recensione. Si alzò un polverone che ancora oggi crea scompiglio, seguendo il gruppo come un ombra, tanto che nel 2010 Kelly Jones (voce e chitarra) dichiarò al “The Guardian”: “Ci sono voluti dieci minuti per scrivere questa canzone e non sono bastati dieci anni per spiegare e per far capire che non mi riferivo a tutti i giornalisti ma ad uno solo”.
Mr Writer nonostante le critiche e le lamentele rimane una canzone profonda e toccante. Anche perché ognuno di noi si ritrova ad affrontare nella vita un Mr Writer: che sia Dio, un amico o se stessi, tutti ci siamo sentiti almeno una volta usati, incompresi, burattini di sconosciuti burattinai. E’ una di quelle canzoni che quando mi sento triste mi accompagnano ancora più giù, che mi lasciano sprofondare in una piacevole e rassicurante malinconia. Dolce, arrabbiata, triste. L’ascolto sotto le coperte, desiderando di restare lì per sempre. La voce di Kelly così profonda e graffiata rispecchia a pieno la rabbia di quello che aveva appena vissuto, e in momenti no mi sento proprio come lui, in un turbolento volo, aspettando solo lo schianto.
MR WRITER
You line them up, look at your shoes / Li metti in fila, ti guardi le scarpe
You hang names on your wall, then you shoot them all / Appendi nomi alla tua parete, poi gli spari
You fly around in planes that bring you down, to meet me / Vai in giro con aerei che ti portano giù, per incontrarmi
Who loves you? like me crashing to the ground / Chi ti ama? Come me che mi schianto al suolo
Are you so lonely? you don’t even know me / Sei così solo? Neanche mi conosci
But you’d like to stone me / Ma ti piacerebbe lapidarmi
Mr. Writer, why don’t you tell it like it is / Signor Scrittore, perchè non dici le cose come stanno?
Why don’t you tell it like it really is / Perchè non racconti com’è davvero?
Before you go on home / Prima di andare a casa
I used to treat you right, give you my time/ Di solito ti trattavo nel modo giusto, dandoti il mio tempo
But when I turned my back on you / Ma quando ti davo le spalle,
Then you do what you do / Allora facevi quello che fai
You’ve just enough, in my own view, education to perform / Secondo me, sei abbastanza abituato a recitare
I’d like to shoot you all / Vorrei sparare a tutti voi
And then you go home, with you on your own / E poi te ne vai a casa, per i fatti tuoi
What do you really know? / Cosa sai veramente?
Mr. Writer, why don’t you tell it like it is? / Signor Scrittore, perchè non la racconti così?
Why don’t you tell it like it really is? / Perchè non la racconti com’è davvero?
Before you go on home / Prima che tu vada a casa
Mr. Writer, why don’t you tell it like it is? / Signor Scrittore, perchè non la racconti così?
Why don’t you tell it like it really is? / Perchè non la racconti com’è davvero?
Before you go on home / Prima che tu vada a casa
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Perfetta colonna sonora in quei lunghi viaggi in autostrada. Quel senso di inadeguatezza. Lo guardavo guidare. Fissavo i suoi occhi sperando di capire cosa provava, cercando disperatamente di capire a cosa pensava. Ma loro erano fissi, inespressivi, immobili sulla strada. Sapevo che era sbagliato. Sapevo che tutto quello che stavamo vivendo era malato, eppure mi dava piacere, in un perverso gioco tra autolesionismo e frustrazione. La rabbia di quei sentimenti non ricambiati, di attenzioni sprecate. Le luci scorrevano veloci ed ancora più veloci macinavano i chilometri sotto le ruote della sua auto sportiva. Mi portava lontano ma tornavamo sempre indietro. E quando finalmente mi accorsi che lo scrittore di quella storia ero io, decisi di scendere dalla macchina e di dirgli addio. STOP & REWIND