Lucciole sul lago d’Averno, la biochimica dell’amore
Si cammina ormai da venti minuti, passi felpati sulla terra che a tratti si fa fango e ci trattiene le scarpe con la sua pellicola melmosa. Un chiacchiericcio allegro ci precede, nella voce dei bambini. E’ buio, ma non buio pesto, rischiarati come siamo dalla luce morbida della Luna. Era tanto che non si vedeva una Luna così; era tanto che non mi sorprendevo di quanto intensamente il suo bagliore potesse penetrare nella notte e far d’argento il mondo circostante. Gli alberi, i cespugli, i ruderi, il grande lago che dorme placidamente alla nostra sinistra.
nel risveglio dei sensi che l’oscurità incoraggia sentiamo sguazzare, spruzzare, ticchettare, picchiare, gracidare.
Gracidare enormemente, e sono rane che ci figuriamo grandissime e innumerevoli, tanto forte e assordante ci appare in quel momento il loro richiamo, lanciato alle tenebre della notte come se non ci fosse un domani.
Sono lì per la nostra stessa ragione, ma per motivi diversi. Noi per vederle, loro per nutrirsene.
A un certo punto, poco dopo, appaiono. Un puntino giallo, intermittente, si fa strada lento, leggiadro, nel mantello della notte, bucandolo ad ogni spanna con una lucina intensa, come a prendergli le misure per cucirgli un orlo addosso. Ne spunta un’altra, un’altra, un’altra ancora. In men che non si dica decine e decine di luci flebili e intense, intermittenti e fisse, bianche, verdi, indaco, s’irraggiano dalla penombra della macchia mediterranea, facendo degli alberi in controluce altrettanti abeti natalizi fuori stagione, e addobbando il prato intorno d’un merletto luminescente e impazzito, tappeto brulicante che scorre vivo come le acque d’un fiume mai pensato.
Sono le lucciole, e vederne tante, tutte insieme è spettacolo della natura che occorre esigere in premio dalla vita almeno una volta nel corso dell’esistenza.
Vederne e conoscerne, poi, è esperienza di conto non banale, e che giustifica l’uscita in compagnia d’Alessandra, guida dell’associazione Geaverde, euforica e spigliata come solo le guide sanno essere. Alessandra racconta ai bambini del mistero delle lucciole, introducendoli alla loro scoperta e svelando, man mano, qualche piccolo segreto.
Che nascono piccole piccole, che conducono la gran parte dell’anno di vita che loro spetta in stato di larva, che da larve però son fameliche e che sono dotate di grandi mascelle con denti cavi, dei quali si servono per nutrirsi delle simpatiche lumache, il loro piatto preferito, che attaccano in gruppo come un branco di leonesse farebbe con un elefante, avendone infine la meglio e divorandole un po’ per una e senza pietà.
Poi, l’arrivo del mese delle rose segnerà la svolta della loro esistenza, e i maschi prenderanno a volare col loro faro intermittente alla ricerca di fidanzate, prendendo parte ad una spasmodica caccia che segnerà l’ultimo mese della loro breve vita, interamente dedicato all’amore.
decine e decine di luci flebili e intense, intermittenti e fisse, s’irraggiano dalla penombra della macchia mediterranea, addobbando il prato d’un merletto luminescente e vivo
Struggente, istruttivo, rilassante, emozionante. Una passeggiata ai margini d’un lago sconosciuto ai più, che diventa insieme viaggio dell’anima ed avventura dimenticata, imperdibile per gli adulti, imperdonabile da non offrire ai bambini.
Con Geaverde, in tante date di maggio e anche oltre, con tante proposte differenti.
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