Conosci te stesso
Sono anni che Ugo Tagliaferri fa professione di moderazione. E’ sempre stato uomo di destra. Di quella vera, si direbbe oggi senza se e senza ma. Il piccolo busto del duce che campeggia in camera sua lo comprò quando aveva diciassette anni in un mercatino di modernariato. Ha anche un paio di gagliardetti donatigli dal nonno che si definiva un vero italiano. Ha sempre sostenuto che in fondo l’unico vero errore di Mussolini è stato invadere la Francia, e che se non lo avesse fatto avrebbe raddrizzato l’Italia per trenta anni ancora, evitandoci la piaga del comunismo.
Bisogna gestire l’immigrazione, così si deve parlare, perché se si dice “buttiamoli a mare” scoppia il putiferio.
Qualche volta prova a accennare questi temi nelle riunioni a porte chiuse. I più solidali gli dicono di pazientare, i più convinti dicono che il tempo trascorre per tutti e che oggi essere di destra ha un significato diverso dal passato. Inoltre bisogna ricordare che si è una destra di popolo, non certo di elite, per quella c’è già troppo concorrenza ovunque. Queste radici popolari obbligano a seguire almeno in parte i mutamenti intervenuti nel popolo stesso. Il sottoproletariato reazionario non c’è, sostituito da una miriade di piccole borghesie che non sanno di essere ceto politico, spetta a loro organizzarle. E comunque i più cinici gli fanno notare che proprio grazie alla nuova linea lui siede in una assemblea pubblica molto appetita. Se lo ricorda l’arco costituzionale? Ora non ci sono più esclusioni, anche se questo rende tutti figli della Repubblica nata dalla Resistenza. Pazienza.
Ci vuole pazienza ad ascoltare anche il dibattito sulla cultura in consiglio. Ugo non è un sofisticato intellettuale, né ci tiene a esserlo. Sostiene che bisogna sapere e anche molto, ma senza infilarsi nei meandri della cultura che tutto assorbe e giustifica, un sapere confuso buono per ingannare i gonzi. Sta parlando un consigliere della sinistra radicale. Afferma che occorre inserire nel programma anche la richiesta della manifestazione dell’orgoglio gay: sarebbe una ulteriore dimostrazione della capacità della città di essere aperta a… Tagliaferri fa un gesto col braccio dal basso verso l’alto mentre con voce moderata dice: Te la do io l’apertura vecchia checca. Non ha urlato, ma l’espressione politicamente scorretta è stata udita. Silenzio per una frazione di secondo, poi il boato indignato.
Proteste, invocazione di scuse immediate, gli stessi compagni di partito lo guardano sperando che finisca incenerito. Ma Ugo si sente bene. Proprio bene. Libero. Il partito gli infliggerà una sanzione, ma ne è valsa la pena.