Ipnosi, quanto ne sai?
Questa scena con il grande Leslie Nielsen (tratta dal film Dracula morto e contento) è solo una tra le tantissime che il cinema ha dedicato all’ipnosi. Certo, qui abbiamo un vampiro anziché un mago, manca il famoso pendolo e non c’è – ovviamente – l’intento di far sembrare tutto vero, ma ho amato questo film fin da bambino e quando ho pensato di scrivere sull’ipnosi mi è subito venuta in mente questa scena.
Perché ho pensato di scrivere sull’ipnosi? Non so voi, ma a me ha sempre affascinato come fenomeno, forse perché da piccolo la vedevo come la cosa più vicina alla magia che il mondo aveva da offrire. Insomma il “mago” sta lì, agita questo pendolo dicendo giusto due parole, e il tizio di fronte a lui va in trance. Meraviglioso! E inquietante. Quello che solo con la geniale ingenuità di un bambino riuscivo a chiedermi era: “ma se può controllare così una persona, perché non controlla tutti e non diventa Re del mondo?”. Da lì cominciai a pensare che i maghi e i prestigiatori fossero in realtà buoni, e che usavano i loro “poteri” solo per divertire la gente.
Per fortuna l’ipnosi, quella vera, non è esattamente come mettere un joystick dietro il collo di una persona, anche perché, voglio dire, l’idea che Giucas Casella possa diventare Re del mondo non è un’idea rassicurante né per un bambino né per un adulto. Cos’è dunque l’ipnosi? È un particolare stato psicologico e neuro-fisiologico (diciamo uno stato di coscienza alternativo) nel quale ci è possibile agire e pensare così come normalmente facciamo, ma in cui la nostra attenzione viene assorbita totalmente da quello su cui è incentrato il pensiero, come se niente possa distrarci dal luogo in cui siamo, permettendoci anzi di esplorarlo in modi in cui normalmente non riusciremmo. Permette sia di far riemergere alla memoria ricordi altrimenti non accessibili, sia di indurre, ad esempio, uno stato di rilassamento o addirittura analgesia, tant’è che tutt’oggi viene usata in diversi ambiti, quello sportivo e quello odontoiatrico. Così gli atleti che praticano sport in cui la tensione agonistica non migliora la prestazione, ma anzi la peggiora (penso al tiro con l’arco), e quei poveretti che sono terrorizzati dalla sedia del dentista, possono fare ricorso all’ipnosi e vedere ridursi il loro malessere.
Ma il contributo più grande che l’ipnosi ha dato al genere umano è forse quello di aver suggerito ad un certo Sigmund Freud quelle che sarebbero state le basi della psicoanalisi. Proprio dopo essersi recato in Francia, infatti, dove Jean-Martin Charcot teneva ormai celebri lezioni sull’ipnosi presso la Salpetrière, il genio austriaco della psicologia cominciò a gettare le basi della sua teoria, di cui l’idea che il comportamento possa essere influenzato da eventi (e pensieri) in qualche modo sommersi – Freud dirà rimossi – costituirà uno dei capisaldi. Sotto ipnosi le persone riuscivano a rievocare il ricordo traumatico, e al ritorno dallo stato di trance i sintomi erano spariti. Peccato però che l’effetto fosse transitorio. Tornati allo stato normale, infatti, i pazienti non ricordavano nulla di ciò che era avvenuto sotto ipnosi, di conseguenza neanche di aver riportato alla memoria il ricordo traumatico. Per questo Freud abbandonerà l’ipnosi e adotterà il metodo delle associazioni libere.
Oggi, come dicevo, l’ipnosi è ancora utilizzata in alcuni ambiti, tra cui ovviamente quello terapeutico. Girovagando per la rete è facile trovare siti, istituti e scuole (o presunte tali) di ipnotismo che promettono esiti prodigiosi. Per quanto mi riguarda mi sento in dovere di dire che chi propina l’ipnosi come terapia tout court lo fa basandosi su presupposti teorici discutibili, come minimo retrogradi, che molto spesso non tengono conto dell’esistenza di metodi più efficaci (riconosciuti a livello internazionale) per raggiungere i medesimi scopi. Detto ciò sono rimasto piacevolmente sorpreso del fatto che questa tecnica possa ancora dire la sua e risultare utile in certi casi, e penso che ciò che risulta all’evidenza utile – seppur in piccolo – non vada mai scartato a priori per questioni ideologiche, ma debba sempre essere preso in considerazione. Perché la risposta arriva dopo che ci siamo fatti la giusta domanda (per davvero)!
Ah, dimenticavo: se l’ipnosi è stata abbandonata è anche perché non tutti sono ipnotizzabili… voi pensate di esserlo? Io la curiosità ce l’ho, quasi quasi vado da un ipnoterapeuta!