Sopravvivere come i Marines
Perché i genitori vanno a parlare con gli insegnanti? Giacomo non lo sopporta. Ritiene da sempre che la scuola debba essere una vicenda da risolvere tra professori e studenti, al massimo si può coinvolgere il preside.
I genitori dicono di conoscere i figli. E’ vero, li conoscono. A casa. E i professori si fanno un’idea chiara di quella trentina di persone giovani e trepidanti. Ma a scuola. C’è poi la terra di nessuno del tempo libero, delle amicizie, degli amori. C’è mobilità tra i diversi territori, certo non ci sono tanti Hyde e nessun dottor Jekyll.
Ci sono però persone che costruiscono la loro personalità fronteggiando la diversità delle situazioni, ognuna delle quali influenza le altre. Chi invece pretende di intervenire da fuori porta con sé solo il pezzo di esperienze che gli è noto, pretendendo che sia l’unica chiave per comprendere e soprattutto decidere.
Giacomo ha la capacità di fronteggiare le situazioni con capacità creativa usando l’unica qualità che l’italiano ha in comune con il corpo dei marines: l’improvvisazione
Inevitabile, la sera dei colloqui, la conversazione a tavola. “Peccato che tu non faccia di più, con la testa e la personalità che ti ritrovi“, “Dispiace vedere alcuni dei tuoi amici, non certo brillanti come te, avere pagelle migliori“, “Lo diciamo per te, noi abbiamo già avuto dalla vita quel che abbiamo avuto, e ci farebbe piacere che tu avessi di più. Quel che fai a te fai“.
Quel proverbio lo ammazza, ha un che di maledizione biblica, Caino che s’impicca all’albero. Fortuna che prima della frutta la psicanalisi di gruppo termina, e tutto è rinviato a primavera.
Solo studenti e professori, così lo scontro è alla pari. Se qualcuno si intromette la competizione è falsata. Si dirà, basta studiare. Non è esatto. C’è comunque una gara psicologica, di astuzia, di prontezza e perfino dialettica, che forma. E quanto più è basso lo studio tanto più si sviluppano le altre qualità. Ovvio che se lo studio è troppo basso la compensazione non è possibile. Giacomo definisce il proprio pensiero come pseudo ignoranza formativa, cioè la capacità di fronteggiare le situazioni con capacità creativa usando l’unica qualità che l’italiano ha in comune con il corpo dei marines: l’improvvisazione.
I professori la odiano, preferiscono chi studia: non tanto perché studia ma perché semplifica il giudizio.
Chi cede meno alle lusinghe dei bei voti richiede comunque analisi più complesse, specie in una società che vuole essere tollerante e aperta. Giacomo adora sfruttare queste pieghe sociologiche che permettono al sei meno meno di arrotondarsi in un panciuto e catartico sei. Ma è un percorso difficile e pieno di insidie.
Perciò stamattina, al compito di matematica, è riuscito a farsi passare le soluzioni giuste da Renato, un piccolo genio dei numeri, ma prima di consegnare il foglio ha capito che doveva ricopiare tutto, immettendo almeno un errore. Non si può per vanità insospettire l’avversario. E neppure rovinarsi la reputazione. Ci sarà tempo nella vita per fare di più.