La sfida: quanto spendi a settimana per mangiare?
Può lo street food costare caro senza perdere la sua anima?
Possono frutta e verdura crude rasformarsi in gourmet vegani a caro prezzo?
Possono gli alimenti più semplici diventare cibo d’élite e farsi pagare quello che in realtà non si è mai speso per averli?
O viceversa: può un cibo di pessima qualità farsi alimento quotidiano di tanti malcapitati che non arrivano a fine mese e non si possono concedere un pasto salutare quotidianamente? E’ davvero un dato di fatto che il caro prezzo della buona qualità porti le persone a non poter mai optare per la giusta via di mezzo, quella che non regala le primizie ma neanche rovina gli stomaci con il junk-food?
Nel mio precedente articolo invitavo i lettori ad una sfida che rinnovo anche questa settimana: contare quanti soldi spendono per alimentarsi in una settimana.
L’hamburger da MacDonald costa un euro, un chilo di verdure biologiche può arrivare ai quattro.
I discount sono pieni di alimenti dal basso prezzo ma anche di qualità non eccelsa – e lo dice una che di discount fa largo uso. Mi capita spessissimo di trovare cibi senza etichetta, valori nutrizionali sfasati, cibi contenenti grassi idrogenati scritti in piccolo alla fine della lista degli ingredienti o cibi che evidenziano l’assenza di questi ultimi ma non la presenza di una sfilza di coloranti e via dicendo.
Altro punto su cui vorrei battere è l’inutilità dei cibi “senza” ai fini di una dieta bilanciata e del benessere del portafoglio: i vari pseudo-Galbusera senza grassi, senza zuccheri e via dicendo, ma carichi anche li di “E” nella lista ingredienti e con un prezzo spesso doppio rispetto al normale. Tutto questo per non parlare delle mode in ambito nutrizionale che trasformano in peste alimenti di cui i nostri antenati si sono serviti fino alla generazione dei nostri genitori, senza accusare particolari mali. Ci sono le voci che girano sull’aumento dei tumori che non tengono tuttavia conto del parallelo aumento della speranza di vita e del fatto che l’emergere di tumori è intrinsecamente legato ad essa. Ma qui divago.
Quella che voglio mandare avanti è un’indagine modesta che faccia eco a quella francese: quanto spendiamo a settimana per alimentarci, e come ci alimentiamo?
Invito i lettori a partecipare, inviandomi – pinguley@hotmail.it – la loro lista della spesa, indicandomi la maniera di suddividerla sui sette giorni, senza dimenticare di includere tutti i pasti, compresi quelli per cui si fa una spesa extra, quelli consumati fuori, quelli offerti da amici o consumati a casa loro. Non deve essere una lista impeccabile, deve essere un prototipo di settimana alimentare. Per scoprire se siamo più o meno spendaccioni, più o meno “bio”, più o meno golosi dei nordici francesi. Per vedere come migliorare, come spendere meno, come mangiare meglio, come saziarci di più. Per curiosare nelle vostre case, nei vostri frigo e nelle vostre spese, anche.
Questo perché sono una di quelle persone che credono ancora che si possa mangiare bene e in maniera soddisfacente senza impoverirsi, senza cadere nella trappola di finte tendenze, senza demonizzare latte né carne rossa in assoluto. Non sono una fanatica del bio, affatto, ma a cena da MacDonald non vado da anni. Nonostante questo, invito tutti a partecipare a questa sorta di sondaggio-sfida: voi ce la fate a mangiare con meno di 25 euro a settimana? Altrimenti, quanto spendete? Nessuno impedisce che possiate mandarmi due esempi di settimana: una standard e l’altra in cui tentate di non superare la soglia suggerita dal magazine d’oltralpe. Che siate onnivori, vegetariani, fan dei fast-food, vegani: scriveteci cosa portate a tavola!