Agnello statale, da sacrificare comunque
Domenica di Pasqua, tanti canali TV trasmettono Sante Messe, altri documentari sulla vita di Cristo. Su National Geo I sette misteri di Gesù: il viaggio dei Magi, la maledizione di Erode, i doni. Se oro e incenso sono legati alla dimensione regale del neonato, la mirra è una prolessi: resina utilizzata per imbalsamare i morti, anticipa di trentatré anni il giorno del sacrificio. Quello di Gesù ma anche di tanti agnelli destinati alla santificazione della Pasqua ebraica.
Un agnello non abbastanza santificato è Attilio Manca. E tutto per colpa di una prostata che duole a Bernardo Provenzano e finisce per mettere in difficoltà lo Stato, o quella parte di esso che con Provenzano ha condotto la trattativa che da tutte le parti si vuole negare.
Perché quando se ne parla meglio sviare sul papello che Salvatore Riina consegnò a Vito Ciancimino. Quello era pieno di richieste pazzotiche, è un argomento accettabile. La richiesta equilibrata fu fatta da altre persone, ad altri destinatari. L’arresto dello zù Totò ne è la dimostrazione (e pensare che il cognato Leoleuca Bagarella voleva andarlo a liberare a colpi di bazooka).
Bisognava quietare lo scenario economico-politico dopo la stagione stragista, rientrare in una fase di tranquillità dove tra le acque chete ripartono gli affari, le trame ricominciano ad essere tessute, in altri termini riconsolidare quel quarto anello di cui scrive Sciascia ne Il giorno della civetta. Ma quella prostata malata, non ci voleva. Invece c’è e necessita di un intervento, in laparoscopia per giunta.
Provenzano viene operato a Marsiglia, in modi tutti da definire viene assistito dal dottor Attilio Manca, il più bravo urologo italiano, siciliano di Barcellona Pozzo di Gotto (che a Corleone nulla ha da invidiare). Attilio Manca rivela ad un amico che quel vecchietto di nome Gaspare Troia potrebbe essere Provenzano.
Il dodici febbraio del 2004 viene trovato morto in un appartamento di Viterbo. Nessuna impronta, nemmeno le sue sulla siringa con la quale si sarebbe iniettato un mix di eroina e diazepram nelle vene del braccio sinistro, e lasciamo perdere che Attilio era un mancino puro.
Affermare che Manca fosse a Marsiglia significa smuovere una pietra tombale, quella che rivelerebbe la protezione avuta da Provenzano durante i suoi spostamenti, quella che rivelerebbe la volontà di Provenzano di consegnarsi allo Stato – ma non a quello rappresentato dalla magistratura siciliana – in cambio di due milioni di euro e trenta giorni di segretezza da trascorrersi a fare chissà quali rivelazioni.
Ma il messaggero che dovrebbe portare alla conclusione della trattativa e alla consegna di Bernardo viene ritenuto un truffaldino dalla stessa Procura Antimafia Nazionale. Meglio usare i soldi a lui destinati per altri scopi, forse per la liberazione dei quattro mercenari rapiti da un gruppo terrorista islamico in Iraq. Così dicono, così si può leggere.
Ci sono agnelli sacrificati nel nome dello Stato che meritano di essere ricordati più di tanti altri.
Io oggi ricordo Attilio.