Un filo d’olio, quando il cibo è anche cultura
Si fa presto a dire tradizione; si fa presto a dire genuinità. Si fa presto a designare una certa cultura della gastronomia che prevede il ripetersi di gesti antichi e l’uso di ingredienti naturali con gli epiteti genuino, tradizionale.
Tutto questo, a ben pensarci, è condizione necessaria, ma non da sola sufficiente, del mangiare non soltanto per nutrirsi; tutto questo, a ben pensarci, riesce in fondo naturale a chiunque possieda i crismi della buona cucina. Riesce naturale, quasi senza guardare, senza pensarci, così come il mugnaio non pesa la farina, così come l’oste ti riempie il bicchiere al millesimo senza guardare, e ogni pinta sarà uguale alla precedente.
C’è però un momento in cui la genuinità, la tradizione, la buona cucina, abbandonano il terreno della naturalità artigianale delle cose, e si fanno cultura gastronomica. Accade quando incontrano la consapevolezza.
Consapevolezza è quel che s’incontra da ‘Un filo d’olio’, che non sapremmo davvero come definire, metà osteria tradizionale, metà locale gourmet d’avanguardia, che in parte sembra ereditare la miglior tradizione delle botteghe del buon cibo partenopeo a conduzione familiare, e per altra parte parrebbe ispirarsi a una dimensione sociale che è corrente nuova, moderna, nel panorama della conduzione consapevole – per l’appunto – d’un ristorante.
Un ristorante che è però anche luogo di ritrovo, è terreno di scoperta e sperimentazione, di degustazione e critica culinaria, d’assaggio e persino di denuncia, avanguardia d’un modo differente vivere il mestiere di ristoratore, teso verso mete che si nutrono della passione per diventare, intrecciandosi con l’impegno civico e con una fine cultura gastronomica, vera e propria professione del futuro.
Una sorta di riedizione moderna, frutto d’una interpretazione personalissima, dei caffè letterari settecenteschi
Per apprezzare meglio cosa s’intende dire, basta dare un’occhiata alla bacheca facebook del locale, per scoprire che questo non è, nella mente d’Ivan, il gestore, un modo come un altro di sbarcare il lunario, ma pretesto per coniugare la passione per il buon cibo con l’incontro delle culture e con le dimensioni sociale, cooperativa e partecipativa che gli sono per natura ed esperienza di vita oramai connaturate.
Tra gli eventi sarà possibile vedere la serata Bio, la cena con i formaggi del Parco Nazionale d’Abruzzo, il menù antipartita, per opporsi simpaticamente all’obbligo di seguire il calcio.
Tra i menù non potremo invece non notare lo speciale antisfiga, il baccaLAnale, quello coi prodotti delle terre confiscate alla mafia, la cena dell’est (recensita in quest’articolo), i formaggi freschi delle cooperative sociali, la degustazione di maialino nero allevato allo stato semibrado, la cena borbonica e quella a tema calabrese, e le serate tematiche sulla lingua napoletana.
Tra le iniziative sarà impossibile non osservare la serata bruniana organizzata per ricordare Giordano Bruno e l’importanza del sapore della libertà, con reading di poesie ed esercizi di libero pensiero; le serate letterarie con presentazioni di libri a margine della buona tavola; le feste di laurea con devoluzione di parte dell’incasso alle associazioni studentesche per l’assegnazione di buoni libro e borse di studio; gli incontri e le collaborazioni coi gruppi d’acquisto, o quella organizzata coi produttori di Antesaecula, birra artigianale campana fatta da persone che col lavoro costruiscono il riscatto proprio e quello del proprio territorio.
Questo rapido excursus dovrebbe bastare per lasciar comprendere di non trovarsi davanti alla solita osteria tradizionale da centro storico, ma al cospetto di un locale avviato a prospettive etiche da una gestione colta e illuminata, abile a trasformare la gastronomia in un valore aggiunto sociale, così declinando, in una tensione crescente, fatta di continua sperimentazione ed innovazione, gli ampi orizzonti presso i quali la gastronomia diventa cultura e si rende interprete della società.
Un filo d’Olio – cucina e non solo
Cucina etica mediterranea.
Via G. Giusso 17 Napoli, zona Bagnoli.