Consigli di lettura
Sono un avido lettore di incipit. Ne leggo un numero fantasmagorico. Credo che dipenda dal fatto che la maggior parte dei libri che prendo in mano mi frantuma le palle a pagina dieci. Tra le poche regole che ho nella vita c’è quella che se un libro non mi piace lo mollo là. Senza alcun ritegno. Fosse pure di uno che conosco e di cui so bene, perché me l’ha raccontata, la fatica che c’ha messo nello scriverlo. Ho abbandonato grandi classici della letteratura che se solo mi provassi a raccontarlo verrei condotto a forza in un reparto neurologico per subire il trattamento sanitario obbligatorio. Doctor Faust di Thomas Mann, ad esempio, è fermo a pagina 50 da quasi trent’anni, i libri di D’Annunzio invece li ho regalati alla biblioteca comunale per non correre il rischio di riprovare a leggerli per quindicesima volta.
Solo una volta, per scommessa, ho finito un libro che proprio non riuscivo a digerire: l’Ulisse di Joyce. Posso dire a ragion veduta che tutti coloro che ne tessono le lodi lo fanno solo perché fanno finta di averlo letto. L’Ulisse assieme alla Bibbia e al Capitale di Marx forma il trittico di opere mai lette di cui tutti comunque si sentono in diritto di dir la propria, basandosi su recensioni fatte da qualcuno che si è basato su altre recensioni che a loro volta erano state fatte da gente che si era ben guardata dall’andare fino in fondo.
E’ la fottuta vita.
Vai al bar o a cena con amici e trovi qualcuno che su Wikipedia si è letto il riassunto e qualche estratto e solo per questo si sente in diritto di poter dir la propria in merito. Io allora gli dico sempre: obbliga te stesso a leggere fino all’ultima pagina l’Ulisse e poi dimmi se non ti viene la voglia di bestemmiare tutta la novena del rosario.
Ho sentito dire che Joyce è sempre odiato la prima volta che lo si legge, ma che, se si vuol amare la letteratura, occorre leggerlo una seconda volta e se serve pure una terza. In quel caso si finisce per apprezzarne la grandezza.
Beh, per come vedo le cose io, questo è solo un trucchetto infame per gabbare menti labili. Se pensano che così dicendo caschi nell’errore di sciropparmelo di nuovo si sbagliano della grossa. Non ci casco più.
Tutto questo per dire che quando mia figlia Virginia mi ha detto che Tarzan di Edgar Rice Burroughs che le avevo consigliato di leggere (obbligato..ndr) era noioso e che quindi non intendeva finirlo mi sono incazzato come una biscia.
«Non si può non finire un libro geniale come quello» ho urlato
«Ma scusa, tu ti vanti di mollare ogni cosa e io non posso farlo?»
«Fai quel che dico, non fare ciò che faccio, per la miseria.»
«E’ oltremodo palloso adesso io voglio leggere “Piccole Donne”»
«Piccole Donne un par di ciufoli. Tu adesso finisci Tarzan e poi passiamo a Charles Dickens, “Il circolo Pickwick.»
«Io pensavo piuttosto a Harry Potter…»
«Ti proibisco quelle letture immonde. Piuttosto “Il vagabondo delle stelle” di Jack London che è un libro geniale.»
«Ma dai, babbo almeno negoziamo.»
«Lord Jim?»
«Eh?»
«Calvino?»
«Quello della maionese Calvè?»
«Non c’è speranza hai preso tutto da tua madre.»
«Fabio Volo?»
«Nessun suo libro varcherà mai la porta di questa casa.»
«Devo imparare anche questo là fuori?»
«Voglio leggere una storia d’amore accidenti.»
«Come anche questo?»
«Niente niente lascia stare..»
«Non lasciamo stare proprio niente signorina.»
«Moccia?»
«Ho capito. Tu vuoi proprio diventare una shampista. E vabbè. La vita è la tua.»
«Voglio leggere una storia d’amore accidenti.»
Dopo un lungo tira e molla ci siamo accordati su “Tristano e Isotta” in versione per ragazzi. Il libro scritto da Mino Milani per Einaudi ragazzi.
Spossato da cotanta discussione sono giunto alla conclusione che ho un Super IO pieno di dogmi e regole che uccidono violentemente il mio Es e faccio uscire un IO bizzarro e lunatico. Il mio Es balla, canta, e si diverte ma tutto sotto la superficie dell’acqua perché deve per forza restare nascosto, poi ci sono giorni che si rompe le balle manda tutti a quel paese e vola via lontano dove nessuno può raggiungerlo.